sabato 19 settembre 2015

STORIA PER GIOVEDI'



Cap. 6 L’età dei signori e dei castelli.
1. La fine dell'impero carolingio
I successori di Carlo Magno combatterono a lungo fra loro per la divisione dell'ere­dità. Infine, con il trattato di Verdun (843), l'impero fu diviso in tre regni. Le lun­ghe lotte indebolirono i re carolingi mentre conti e vassalli si rendevano sempre più autonomi dal potere regio, si battevano fra loro e costruivano castelli con o senza l'autorizzazione del re. In questo periodo sorsero molti castelli fortificati in tut­ta Europa: essi servivano per difendersi da attacchi nemici e da incursioni di popoli invasori. Cominciò a diffondersi la tendenza a non restituire i feudi al re in caso di morte e a lasciare ai figli le cariche di conte e marchese. Con il capitolare di Quierzy (877) l'imperatore Carlo il Calvo non diede la sua approvazione a questa pratica, che rimase nell'uso comune ma fu autorizzata solo molto tempo dopo, nel 1037.

2. Lo sviluppo del potere signorile


Come i re, neppure conti, marchesi e grandi vassalli erano in grado di tenere sempre sotto controllo i propri domini. Comitati e marche si dividevano in parti più piccole che erano governate da signori locali, possessori di vaste proprietà terriere o signo­ri di castelli. Il castello era il segno della potenza del signore. Nel castello trovavano protezione anche i contadini indifesi. In cambio il signore pretendeva la loro sotto­missione, imponeva loro delle tasse ed esercitava su di loro la giustizia. Con il tempo i centri di potere signorile divennero sempre più numerosi.

3. Una società guerriera
In questo periodo di violenza il gruppo predominante era costituito dalla nobiltà guerriera, formata da duchi, conti, marchesi, signori di castelli e, dall'XI secolo, da cavalieri, guerrieri specializzati nel combattimento a cavallo. Questi, all'inizio, si comportavano più o meno come dei briganti, poi anche per intervento della Chiesa, si assunsero, oltre ai compiti guerreschi, anche doveri cristiani, come proteggere i deboli e gli indifesi. Le loro imprese furono cantate dai poeti nelle canzoni di gesta. La massa della popo­lazione era formata da contadini poveri e privi di istruzione. Secondo il vescovo Adalberone di Laon, la società del suo tempo era divisa in tre ordini, che non potevano essere modifica­ti, perché erano voluti da Dio: c'era chi prega­va (il clero), chi combatteva (la nobiltà) e chi lavorava (i contadini). La società del tempo era molto più complicata, ma il modello di Adalberone fu riproposto per secoli.




Cap. 7 Saraceni, Ungari, Normanni


1. Nuovi popoli in movimento
Fra il IX e il X secolo l'Europa occidentale fu colpita dalle incursioni di Saraceni, Un­gali e Normanni. Fra L'827 e il 902 gli Arabi, chiamati dai cristiani Saraceni, con­quistarono la Sicilia, togliendola ai Bizantini. Dalle coste africane i predoni sara­ceni partivano per imprese piratesche, facevano razzie in villaggi e città, nell'846 saccheggiarono Roma. Gli Ungari rivolsero i loro assalti contro l'impero bizantino e soprattutto contro le deboli regioni dell'occidente. Nel 955 furono però sconfitti da Ottone I, re di Germania, a Lechfeld. Dopo la sconfitta si insediarono nella regio­ne che da loro prende il nome di Ungheria, fondarono un regno e si convertirono al cristianesimo. I Normanni venivano dalla Scandinavia, possedevano navi agili con cui raggiunsero la Groenlandia e perfino l'America. A oriente penetrarono nei terri­tori delle odierne Russia e Ucraina e fondarono il principato di Kiev. In Francia un capo normanno, Rollone, ottenne dal re il titolo di duca e la regione che prenderà il nome di Normandia.

2. I regni normanni
Partendo dalla Normandia, il duca normanno Guglielmo il Conquistatore attraver­sò la Manica con una grande flotta per conquistare l'Inghilterra. Dopo la battaglia di Hastings (1066) fu incoronato re. Altri Normanni giunsero nell'Italia meridionale, divisa allora fra Longobardi e Bizantini, e, dopo aver combattuto come mercenari al servizio dei signori locali, si crearono dei domini propri. Nel 1059 Roberto d'Alta­villa giurò fedeltà al papa, dal quale ottenne il titolo di duca e il riconoscimento di tutti i territori conquistati e della Sicilia (ancora in mano musulmana). La conquista normanna dell'isola si compì fra il 1061 e il 1091. Nel 1130 Ruggero II d'Altavilla unificò tutti i territori normanni nel regno di Sicilia, dove poterono convivere paci­ficamente popoli, culture e religioni diverse.



3. In Europa occidentale rinasce l'impero
Nel Medioevo l'imperatore e il papa esercitavano un potere universale sulla cristiani­tà. Il primo ne era considerato il capo politico e il difensore; il secondo era la mas­sima autorità religiosa. Nel 951 Ottone I di Sassonia, già re di Germania, diventò anche re d'Italia. Nel 955 riuscì a sconfiggere gli Ungari a Lechfeld e nel 962 venne incoronato imperatore. Nell'Europa occidentale rinac­que così un impero (l'impero romano germanico), che si considera­va sacro e voluto da Dio come l'impero di Carlo Magno. Rispetto a quello era più piccolo, perché comprendeva solo la Germania e l'Italia centro-settentrionale e, più tardi, la Borgogna (ma non la Francia). Come protettore della Chiesa, Ottone intervenne nell'elezione del papa, stabilendo che il pontefice poteva essere eletto solo con l'approva­zione imperiale. Inoltre, come gli imperatori che l'avevano prece­duto, nominò i vescovi e affidò loro compiti di governo.


Cap. 8 La riforma della Chiesa

1.    Verso una riforma ecclesiastica
Nell'Alto Medioevo non c'era una chiara distinzione fra il potere laico e quello reli­gioso. Perciò per molto tempo non destò grande meraviglia il fatto che gli imperatori concedessero l'investitura ai vescovi, né che si comprassero e si vendessero cariche sacre, né che i preti a volte vivessero con donne. Ma nel corso dei secoli X e XI la sensibilità religiosa cambiò e da molte parti sorsero richieste di una riforma che liberasse la Chiesa dalle invadenze dei laici e la rinnovasse profondamente. A gui­da del movimento di riforma si posero i monaci di Cluny. Anche gruppi di laici, per esempio i patari di Milano, chiesero una trasformazione della Chiesa.
2.    La Chiesa e il papato
Fin dai primi secoli del cristianesimo il vescovo di Roma, come successore di san Pie­tro, godeva di grande prestigio, ma l'idea del suo primato, cioè della sua superio­re autorità sugli altri vescovi, si affermò solo nell'XI secolo. Dal 1059 l'elezione del papa fu riservata ai cardinali, con l'esclusione di tutti i laici. Intanto si estendeva il Patrimonio di San Pietro, sul quale il papa riuscì a esercitare un potere effettivo solo a partire dal XIII secolo.
Fra la Chiesa di Roma e quella di Bisanzio c'erano da secoli contrasti e incompren­sioni che nel 1054 si trasformarono in una rottura definitiva, chiamata scisma d'o­riente. I cristiani d'oriente e quelli d'occidente si riconobbero in due Chiese diverse: rispettivamente la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica.




3. La lotta per le investiture
La riforma della Chiesa subì una deci si-va svolta con papa Gregorio VII: egli de­pose vescovi e preti che praticavano la simonia e non rispettavano l'obbligo del celibato, e dichiarò illegittime tutte le no­mine ecclesiastiche fatte da laici. Inoltre so­stenne la superiorità del papato sull'impero. L'imperatore Enrico IV disobbedì al papa e fu scomunicato. Poiché la scomunica scioglieva i sudditi dall'obbligo di fedeltà, Enrico dovet­te scendere in Italia per chiedere perdono al papa. Questi lo perdonò, ma il conflitto fra papato e impero (la lotta per le investiture), durò ancora a lungo e si concluse solo nel 1122 con il concor­dato di Worms. Secondo questo accordo, in Ita­lia la consacrazione dei vescovi doveva precedere l'investitura imperiale, in Germania l'ordine era inverso.

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