Qualche notizia attuale e tristemente antica: la violenza sulle donne.
Invito tutti a leggere questi articoli, capisco che l'atmosfera delle vacanze sembra inadatta a temi tanto dolorosi, ma può essere un proposito per l'anno nuovo quello di impegnarsi per una società più giusta!
Buon anno ragazzi!
venerdì 28 dicembre 2012
Breve storia della violenza sulle donne
di Angelo SpazianoDiscriminazioni, prevaricazioni, violenze, mutilazioni, ricatti, emarginazione, sfruttamento, sottoccupazione, schiavismo. Sono solo alcune delle piaghe che ancora oggi, in tutto il mondo, vedono come vittime designate prevalentemente le rappresentanti del sesso debole. In particolare nei paesi sottosviluppati o emergenti dell’Africa e dell’Asia, le donne erano e restano eternamente relegate a ricoprire un ruolo del tutto secondario nella dinamica sociale, destinate come sono dapprima al servizio dei membri maschi della famiglia, obbligate a svolgere le incombenze più ingrate, umilianti e faticose, per poi, una volta sposate, entrare in esclusivo possesso dei mariti.
Anche giuridicamente, la donna, in alcuni paesi del Medio Oriente ad esempio, oltre ad essere costretta a indossare abiti finalizzati a nasconderne fattezze e lineamenti e movenze, “vale” appena la metà di un uomo. Per rendere chiara l’idea: se per condannare un accusato di sesso maschile è necessaria la testimonianza di almeno quattro persone, per un accusato di sesso femminile di testimoni ne servono appena due. Pure a condanna avvenuta, inoltre, vi sono discriminazioni. E’ facile, infatti, per lo stesso reato, vedere l’uomo cavarsela con una semplice multa mentre alla donna non vengono risparmiate neppure le pene più infami o dolorose, come quelle corporali. La poligamia, inoltre, è tuttora legale per gli uomini in molti stati islamici. Ma guai se una donna, in quegli stessi paesi, dovesse essere sorpresa in flagranza di adulterio. Oltre all’onore perderebbe anche la testa.
E’ notorio inoltre il gap demografico esistente tra maschi e femmine in società ancora socialmente primitive come quella cinese o quella indiana. Ancora oggi, in tali paesi, le bambine vengono spesso soppresse appena nate, poiché considerate poco più di un peso dai genitori. I figli infatti a queste latitudini sono benedizioni del Signore, in quanto più nascite significano più braccia a disposizione della comunità per poter svolgere col massimo profitto i duri lavori nelle campagne. Ma per coltivare la terra, in realtà sociali ancora prevalentemente agricole e patriarcali come quelle di cui stiamo parlando, le braccia devono essere appunto “forti”. Inoltre, al momento del matrimonio, secondo le antiche consuetudini di quei popoli, una moglie deve necessariamente portare con se una generosa dote. Niente dote, niente matrimonio. E la iattura più terribile per una povera comunità agreste dell’India o della Cina profonda è, ancora oggi, oltre al tempo inclemente, ritrovarsi con una zitella sul groppone. E ancora peggiore, se possibile, è il destino della povera ragazza rimasta nubile. Perciò la parola d’ordine almeno nei più sperduti borghi rurali a cavallo dell’Himalaya è “speriamo che sia maschio”. Nel caso contrario, subito dopo il taglio del cordone ombelicale si passa direttamente all’inumazione.
Facile immaginare le conseguenze di questo stato di cose. La pratica di sbarazzarsi senza tanti complimenti delle femmine indesiderate, col trascorrere degli anni, ha avuto infatti impatti drammatici sulle società indiana e cinese. Troppi giovani, infatti, giunti al momento di mettere su famiglia, non riescono più a rimediare uno straccio di moglie proprio a causa di tale rovinosa mentalità. Una quantità di maschi non “accasati” che, in preda a inquietudini e frustrazioni, va a rappresentare anche un forte pericolo per la stabilità sociale e per la quiete pubblica.
Recentemente hanno fatto scandalo anche alcune notizie provenienti dal Pakistan e dall’Iran di ragazze orribilmente sfregiate e accecate con l’acido da focosi ma suscettibili pretendenti offesi per essere stati respinti. Gli imam persiani hanno pensato bene di andare per le spicce applicando puntigliosamente il codice di Hammurabi e decretando ope legis l’accecamento a entrambi gli occhi dell’autore del crimine.
Questo per quanto concerne il terzo mondo. E da noi? Dalle nostre parti queste pratiche primitive sono scomparse da secoli, o tuttalpiù, se avvengono, sono d’importazione, come la triste storia di Hina, la ragazza sgozzata dal padre furioso perché la poveretta non seguiva alla perfezione i dettami islamici. Pure nei nostri paesi “faro di civiltà”, però, la situazione non è tutta rose e fiori. Anche da noi infatti le donne, seppure attraverso dinamiche completamente differenti, sono vittime dell’ostilità di genere. Lo schiavismo in occidente infatti non è praticato dalla famiglia o dal marito – o almeno non solo da questi – ma spesso è organizzato con logiche industriali da cosche e mafie di varia provenienza. Ogni giorno apprendiamo dai giornali, ma possiamo anche constatarlo camminando per le nostre città, che fiumi di avvenenti ragazze, prevalentemente slave o nigeriane, approdano ai nostri lidi attratte da mirabolanti aspettative di facili guadagni o di sicuri successi. Una volta toccato il suolo nazionale tuttavia, le promesse si rivelano per quello che erano, vale a dire insidiosissime trappole tese da organizzazioni criminose senza scrupoli e finalizzate allo sfruttamento sessuale di queste sprovvedute. Le poveracce vengono allora costrette a prostituirsi con le minacce, col ricatto o direttamente passando a vie di fatto, e per loro l’avventura nel paese dei balocchi si trasforma in un incubo dal quale non hanno più alcuna speranza di uscire vive. I proventi frutto di questi lerci traffici di carne umana eguagliano ormai il pil totale di stati di media grandezza.
Ma anche per le donne perfettamente emancipate e inserite a pieno titolo nel ciclo produttivo nazionale o per le massaie apparentemente al riparo delle mura casalinghe l’orco può essere in agguato. E proprio magari dove quest’ultime meno se lo aspettano. Il collega, il datore di lavoro, l’amico, il prete, il professore, lo sconosciuto incontrato in ascensore o in garage, il conducente dell’autobus o del taxi o l’ex fidanzato. Le nostre cronache sono piene di efferati episodi di stupri e violenze ai danni delle donne. Il parlamento italiano, per fare fronte a questa autentica emergenza già da qualche anno ha approvato la legge istitutiva del reato di stalking, e le rappresentanti del sesso debole che hanno dovuto ricorrere a questo capo d’imputazione ammontano già a migliaia.
Un’altra buona notizia è che è divenuta operativa da pochi giorni “Un Women”, la nuova Agenzia delle Nazioni Unite per i diritti delle donne nel mondo e la promozione dell’uguaglianza di genere. L’Agenzia nasce dalla fusione di quattro istituti impegnati da tempo a sostenere i diritti delle donne presso l’Onu: “Un Development Fund for Women” (Unifem), “Division for the Advancement of Women” (Daw), “International Research and Training Institute for the Advancement of Women” (Instraw) e l’ “Office of the Special Adviser to the Un Secretary General on Gender Issues and Advancement of Women” (Osagi). L’istituzione di questo nuovo organismo ha rappresentato un grande successo per le oltre 300 donne di tutto il mondo mobilitate nella campagna internazionale sostenuta, oltre che dall’Aidos (Associazione italiana donne per lo sviluppo), anche da “Gender Equality Architecture Reform” (Gear) impegnata nel chiedere alle Nazioni Unite la creazione di una nuova e più efficiente agenzia per i diritti delle donne. La campagna – ha sottolineato l’Aidos, che da circa 30 anni lavora per la promozione e la tutela dei diritti delle donne – ha avuto successo grazie anche a tutti coloro che hanno risposto all’appello dell’Associazione che invitava a firmare la petizione per chiedere all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di istituire la nuova agenzia per l’uguaglianza di genere entro luglio 2010. Nella petizione si chiedeva inoltre di assicurare che l’agenzia lavori presso l’Onu per i diritti delle donne e che abbia una forte capacità operativa presso i paesi in via di sviluppo con il mandato di coordinare il lavoro sull’uguaglianza di genere; di impegnarsi a investire sull’agenzia in modo ambizioso, sostenendola per più anni con risorse pari a 1 miliardo di dollari all’anno; di creare un sistema per coinvolgere la società civile in modo sistematico e significativo nel lavoro dell’agenzia a tutti i livelli, con particolare attenzione alle organizzazioni di donne; di assicurare un processo rapido e trasparente per reclutare un leader forte che si impegni a sostenere i diritti delle donne.
Il primo passo per questo ambizioso progetto è stato compiuto, ha sottolineato l’Aidos, tuttavia è necessario attendere lo sviluppo delle azioni che la nuova agenzia “Un Women” e le Nazioni Unite intraprenderanno nel prossimo futuro per valutare se e quanto i termini della richiesta saranno attesi anche per quel che riguarda il sostegno finanziario. Comunque, Onu o no, è necessario che il cambiamento avvenga per prima cosa nel cervello delle persone, altrimenti ci si ritrova sempre a fare i conti con la superficialità, se non con l’omertà di genere. Come accaduto di recente per lo stupro della quindicenne di Montalto da parte di otto bulli, che ha visto l’intera comunità, lungi dal solidarizzare con la vittima, schierata a favore del branco.
Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it
Violenza contro le donne
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La violenza contro le donne è la violenza perpetrata contro donne basata sul genere, ed è ritenuta una violazione dei diritti umani.
« Parlare di violenza di genere in relazione alla diffusa violenza su donne e minori significa mettere in luce la dimensione “sessuata” del fenomeno in quanto […] manifestazione di un rapporto tra uomini e donne storicamente diseguali che ha condotto gli uomini a prevaricare e discriminare le donne. » |
La "Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione della violenza contro le donne" del 1993 all'art.1, descrive la violenza contro le donne come:
« Qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata. » |
Don Piero Corsi e il volantino choc sul femminicidio
di Francesca Porta 27 dicembre 2012 Il parroco di Lerici ha affisso un volantino in cui accusa le donne di «provocare» la violenza maschile«Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast food, vestiti sudici. Dunque se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto (forma di violenza da condannare e punire con fermezza), spesso le responsabilità sono condivise», si legge sul volantino.
E poi ancora, in merito alla violenza sessuale: «Quante volte vediamo ragazze e signore mature circolare per strada con vestiti provocanti e succinti? Quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre e nei cinema? Potrebbero farne a meno. Costoro provocano gli istinti peggiori e poi si arriva alla violenza o abuso sessuale (lo ribadiamo. Roba da mascalzoni). Facciano un sano esame di coscienza: forse questo ce lo siamo cercate anche noi?».
Le parole del volantino hanno ovviamente sollevato un putiferio. Il vescovo di La Spezia Monsignor Palletti ha subito ordinato di ritirare il volantino nel quale «si leggono motivazioni inaccettabili che vanno contro il comune sentire della Chiesa». Le forze politiche hanno condannato con voce unanime le parole di don Piero, così come hanno fatto le associazioni che si occupano di combattere la violenza sulle donne.
Interpellato dai giornalisti, il parroco di Lerici si è appellato al diritto universale di «esprimere la propria opinione». La mattina di giovedì 27 dicembre è stata diffusa la notizia di un suo pentimento e dell'intenzione di lasciare l'abito talare, ma poi è stato tutto smentito. «Quanto scritto nel comunicato non l'ho inviato io, è totalmente inventato», ha infatti dichiarato don Piero. «Sono dispiaciuto per le ingiurie ricevute in questi giorni».
Violenza donne: fiaccolata contro volantino shock
Fiaccolata oggi pomeriggio alle 17,30 sulla spiaggia di San Terenzo per riflettere sulle 122 donne uccise quest'anno per mano di uomini. La organizza la associazione 'Se non ora quando'. La manifestazione e' in relazione al gesto di don Piero Corsi, il parroco della chiesa di San Terenzo, che ha affisso e poi costretto dal vescovo della Spezia Mons. Luigi Ernesto Palletti a rimuovere il volantino shock in cui si affermava che le donne provocano il femminicidio .La Repubblica
India, in fin di vita ragazza stuprata da branco,
Sonia Gandhi: "Nostri pensieri sono con lei"
La giovane, ricoverata in un ospedale di Singapore, è in gravissime condizioni. La leader del Partito del Congresso rompe il silenzio: "Subito davanti alla giustizia chi si è macchiato di questo crimine
Dopo quasi due settimane di silenzio, Sonia Gandhi, leader del Partito del Congresso, ha parlato del caso della ragazza stuprata a Nuova Delhi: "I nostri pensieri sono con la giovane donna che lotta per la vita", ha detto la signora Gandhi. "Il nostro unico desiderio è che lei si riprenda e torni presto con noi e che non si perda tempo nel portare davanti alla giustizia coloro che si sono macchiati di questo barbaro crimine", riporta il Times of India. La Gandhi ha annunciato di aver annullato le celebrazioni per il 127esimo anniversario della nascita del partito, che cade a fine dicembre, e non ha voluto formulare auguri per il nuovo anno: ''Non ci saranno festeggiamenti", ha dichiarato.
"Condividiamo l'angoscia e la rabbia nei confronti di questo terribile crimine", le ha fatto eco il primo ministro, Manmohan Singh, che nei giorni scorsi aveva lanciato un appello alla calma di fronte al dilagare delle proteste. "Avete la mia parola che il nostro governo è impegnato nel portare i colpevoli davanti alla giustizia il prima possibile".
Al via campagna arruolamento donne in polizia. Il governo federale indiano ha avviato una campagna per l'arruolamento di un significativo numero di donne nei ranghi della polizia. Si tratta di una prima risposta alle proteste che si sono propagate in tutta l'India. Lo scarso numero di donne poliziotto viene considerata come una delle cause principali degli scarsi risultati prodotti dalle indagini sui crimini a sfondo sessuale, molto frequenti nel Paese e soprattutto nella capitale.
Nello stato del Bengala occidentale, Mamata Banerjee, leader del partito Trinamool al governo, ha annunciato la creazione di 65 commissariati di polizia composti da sole donne, per incoraggiarle a denunciare le violenze subìte e per garantire loro maggiore sostegno: "Saranno create 65 stazioni di polizia in tutto lo stato del Bengala ovest destinate specificamente a trattare i casi di violenza sulle donne", ha detto Banerjee nel corso di una manifestazione: "Dieci di queste stazioni esistono già", ha aggiunto.
(28 dicembre 2012) articolo di La Repubblica
lunedì 24 dicembre 2012
martedì:
geografia studiare il regno unito ed esercizi pag 127 n° 4
grammatica studiare pag 8-9-12-13,esercizi pag 10-11-14
tecnologia da rifare il disegno pag 22-26,studiare pag 60-61
francese copiare nomi di pag 42 e studiarli,studiare pag 49
letteratura fare un commento su una poesia a piacere dell'inferno tra quelle fatte
geografia studiare il regno unito ed esercizi pag 127 n° 4
grammatica studiare pag 8-9-12-13,esercizi pag 10-11-14
tecnologia da rifare il disegno pag 22-26,studiare pag 60-61
francese copiare nomi di pag 42 e studiarli,studiare pag 49
letteratura fare un commento su una poesia a piacere dell'inferno tra quelle fatte
sabato 22 dicembre 2012
venerdì 14 dicembre 2012
note
90-91.Quando ... Circe: "Quando mi allontanai da
Circe", queste parole sono pronunciate da Ulisse; l'avventura che qui sta
raccontando ha inizio nel momento in cui egli abbandona con i suoi compagni la
maga Circe. 91. sottrasse: trattenne (ingannandomi, lusingandomi). 92-93 prima ... nomasse: prima che Enea
la chiamasse così; il luogo in cui risiedeva la maga Circe sarà poi chiamato
Gaeta da Enea. Gaeta era il nome della nutrice di Enea, morta proprio in quel
luogo. 94. pieta: pietà; qui, più
precisamente, l'affetto e la devozione tipici di un figlio verso il padre. 95-96. 'l debito amore ... lieta: il
doveroso amore che avrebbe dovuto rendere felice Penelope. 97.
potero: poterono. 98-99. a divenir... del valore: di diventare esperto del
mondo, dei vizi e delle virtù degli uomini. 100. l'alto mare aperto: la parte occidentale del
Mediterraneo. 101 un legno: una nave. 101-102. quella compagna... diserto: con quei pochi compagni
(piccola compagnia) dai quali non ero stato abbandonato. 103 lito: costa (Ulisse vede sia la costa africana sia quella
europea). 104 Morrocco, e l'isola
d'i Sardi: il Marocco e la
Sardegna. 105 l'altre: le
altre isole del Mediterraneo occidentale (la Sicilia, la Corsica e le Baleari). 106 tardi: lenti, affaticati dall'età. 107-109. quando venimmo ... non si metta: quando arrivammo a quello
stretto (Gibilterra) dove Ercole pose i suoi due segnali (due colonne, dette
appunto Colonne d'Ercole), affinché gli uomini non vadano oltre quel punto. 110 da la man ... Sìbilia: lasciai
(superai) Siviglia alla mia destra. 111 Setta:
Céuta, una località della costa africana. 112-113.
per cento milia perigli: attraverso centomila pericoli. 114-117. a questa tanto ... sanza gente: non vogliate negare
l'esperienza (e la conoscenza) del mondo disabitato a quel poco che rimane
della nostra vita sensibile (la vigilia d'i nostri sensi), andando dietro al
sole, cioè verso occidente. Per gli antichi, oltre le colonne d'Ercole non
esistevano terre abitate. 118.
semenza: il seme da cui discendete, quindi la vostra origine. 119-120. fatti non foste ...
canoscenza: non siete stati creati per vivere come bruti, come creature prive
di ragione, ma per raggiungere la virtù e il sapere. 121-123. Li miei compagni ... ritenuti: con questo piccolo discorso
io resi i miei compagni così ansiosi di proseguire il viaggio, che dopo (aver
parlato) a stento sarei riuscito a trattenerli. 124. volta ... mattino: rivolta la poppa della nave verso oriente,
e quindi la prua verso occidente. La prua è la parte anteriore della nave. 125 de
remi... volo: trasformammo i remi in ali per il nostro folle volo, cioè remammo
con tanta forza che la nave sembrava volare; Ulisse dice che il volo era
"folle" perché ormai sa che era compiuto contro la volontà divina. 126 acquistando ... mancino: avanzando
sempre verso sinistra; Ulisse e i suoi compagni navigano verso sud-ovest, dopo
aver varcato lo stretto di Gibilterra. In questo modo viaggiano verso gli
antipodi dell'Europa, proprio là dove si trovava la montagna del Purgatorio. 127-129. Tutte le stelle ... marin
suolo: di notte si vedevano già tutte le stelle dell'altro emisfero (quello
australe, il cui cielo non è visibile dall'Europa), mentre il nostro emisfero
era ormai tanto basso sotto l'orizzonte (il marin suolo), che non si vedeva
più; i navigatori hanno ormai superato l'Equatore. 130-132.
Cinque volte ... alto passo: la luna (la sua parte visibile a noi, quella
inferiore) si era già accesa e spenta cinque volte da quando avevamo iniziato
il difficile viaggio; erano cioè trascorsi cinque mesi. 133 n'apparve una montagna, bruna: ci apparve una montagna, scura;
è il monte del Purgatorio. 134 parvemi:
mi sembrò. 135 avea: avevo. 136 Noi
ci allegrammo ... pianto: noi ci rallegrammo, ma ben presto la nostra allegria
si trasformò in pianto. 137 che:
perché; un turbo: un turbine, un vortice di vento. 138 del legno il primo canto: la parte anteriore della nave, la
prua. 139 il fè: la fece (si
riferisce alla nave).140-141. a la quarta ... altrui piacque: al quarto giro il
vento fece sollevare in alto la poppa e sprofondare la prua, secondo la volontà
di qualcuno. La nave si inabissa.
INFERNO CANTO XXVI vv.85-142
INFERNO
CANTO XXVI vv.85-142 IL FOLLE VOLO DI
ULISSE
Dante e Virgilio giungono nell'ottavo cerchio dell'Inferno.
Qui si trovano i consiglieri di frode.
Lo maggior corno de la fiamma antica
cominciò a crollarsi mormorando
cominciò a crollarsi mormorando
87 pur come
quella cui vento affatica;
indi
la cima qua e là menando,
come fosse la lingua che parlasse,
90 gittò voce di fuori e disse: «Quando
come fosse la lingua che parlasse,
90 gittò voce di fuori e disse: «Quando
mi diparti’ da Circe, che sottrasse
me più d'un anno là presso a Gaeta
93 prima che sì Enea la nomasse,
né dolcezza di figlio, né la pietà
del vecchio padre,
né 'l debito amore
96 lo qual
dovea Penelopè far lieta,
vincer
potero dentro a me l'ardore
ch'i'
ebbi a divenir del mondo esperto
99 e de li vizi umani e del valore;
ma misi
me per l'alto mare aperto
sol con un legno e con quella compagna
102 picciola da la qual non
fui diserto.
L'un
lito e l'altro vidi infin la
Spagna,
fin nel
Morrocco, e l'isola d'i' Sardi,
105 e l'altre che quel mare
intorno bagna.
Io e'
compagni eravam vecchi e tardi
quando
venimmo a quella foce stretta
108 dov' Ercule
segnò li suoi riguardi
acciò
che l'uom più oltre non si metta;
da la
man destra mi lasciai Sibilia,
111 da l'altra
già m'avea lasciata Setta.
"O frati", dissi, "che per
cento milia
perigli
siete giunti a l'occidente,
114 a questa
tanto picciola vigilia
d'i'
nostri sensi ch’è del rimanente,
non vogliate negar l'esperienza,
117 di retro al sol, del mondo sanza
gente.
Considerate la vostra
semenza:
f atti non foste
a viver come bruti,
120 ma per seguir virtute e canoscenza"
Li miei compagni
fec' io sì aguti,
con questa
orazion picciola, al cammino,
123 che a pena poscia li avrei ritenuti;
e volta nostra
poppa nel mattino,
de’ remi facemmo
ali al folle volo,
126 sempre
acquistando dal lato mancino.
Tutte le stelle già de l'altro polo
vedea la notte, e ‘l nostro tanto basso,
129 che non
surgea fuor del marin suolo.
Cinque volte
racceso e tante casso
lo lume era di
sotto da la luna,
132 poi che
'ntrati eravam ne l'alto passo,
quando
n'apparve una montagna, bruna
per la
distanza, e parvemi alta tanto
135 quanto
veduta non avea alcuna.
Noi ci
allegrammo, e tosto tornò in pianto;
chè de la nova
terra un turbo nacque,
138 e
percosse del legno il primo canto.
Tre volte il fè girar con tutte l’acque:
a la quarta levar la poppa in suso
141 e la prora ire in giù, com’ altrui piacque,
infin che ‘l mar fu sovra noi richiuso».
martedì 11 dicembre 2012
sabato 8 dicembre 2012
note
1 disio: desiderio.
2 cotali: così.
3 uscir: uscirono [le anime di Paolo e
Francesca].
4 Dido: la regina Didone [che in un
episodio dell'Eneide di Virgilio cede alla passione per
Enea e ora è punita tra i lussuriosi].
5 affettuoso
grido: richiamo accorato [che Dante fa rivolgendo loro la
parola],
6 per l'aere
perso: nella cupa aria infernale [perso, o persiano, è un termine
utilizzato in tintoria per indicare un colore scuro].
7 sanguigno: del colore
del sangue.
8
della tua: per la tua.
9 ci tace: si placa
[il turbine che tormenta i lussuriosi si interrompe per permettere loro di
parlare con Dante].
10Siede: è situata.
11 la terra...
fui: è la città di Ravenna, posta in prossimità del delta del
Po.
12per avere... sui: per
sfociare nel mare.
13 ratto: rapido.
14prese costui: fece
innamorare costui [Paolo].
15 ’l modo: l'intensità
[di questo amore].
16
m'offende: mi vince.
17 del costui
piacer: della bellezza di costui [di Paolo].
18 Caina: è la parte dell'Inferno, situata nel IX
cerchio, in cui sono puniti coloro che tradirono i parenti, tra cui Gianciotto,
il marito di Francesca, colpevole di avere ucciso i due amanti.
19 porte: rivolte.
20 offense: afflitte,
travagliate [in vita dalla passione, dopo la morte dalla pena subita].
21
'l poeta: Virgilio.
22 Che pense: a cosa pensi?
23 disio: desiderio.
24 a che: attraverso quali segnali.
25 e come: in quali circostanze.
26 disiri: desideri.
27
'I tuo dottore: il tuo maestro [Virgilio].
28 la prima radice: l'inizio, l'origine.
29
cotanto affetto: un così grande desiderio.
30
Lancialotto: le avventure di Lancillotto, uno dei cavalieri dì re Artù, e Ginevra,
moglie del re, i quali si innamorarono perdutamente.
31 sospetto: presentimento del fatto che in noi potesse
nascere l'amore.
32 fiate: volte.
33 punto: passo della lettura.
34 questi: Paolo.
35 fia diviso: sarà separato.
36 Galeotto: il libro che Paolo e Francesca
stavano leggendo svolse la stessa funzione di complice del personaggio di
Galeotto, che, nella storia di Lancillotto e Ginevra, permise ai due di
rivelarsi il loro reciproco amore.
37 avante: oltre.
38 io venni
men: io persi conoscenza.
martedì 4 dicembre 2012
paolo e francesca
Paolo e Francesca
Inferno,
Canto V, w. 82-142
Luogo:secondo cerchio
Personaggi: Dante, Virgilio, Paolo e Francesca.
Peccatori e pena: lussuriosi; in vita si sono lasciati travolgere dalla passione amorosa e
ora, secondo la legge del contrappasso, sono travolti da una bufera incessante
Giunti nel
secondo cerchio dell'Inferno, Dante e Virgilio si imbattono nelle anime dei
lussuriosi, in balia di una bufera che li trascina e li travolge senza tregua.
Due ombre attirano l'attenzione di Dante, perché a differenza di tutte le altre
procedono l'una accanto all'altra: si tratta di Francesca da Rimini, donna
sensibile, colta e raffinata, e di suo cognato Paolo Malatesta. Sono i
protagonisti di una tragica passione. Il poeta rivolge loro la parola ma
soltanto Francesca risponde, raccontando la storia che li ha condannati a
quella terribile pena, mentre Paolo rimane in silenzio accanto a lei e piange.
Francesca era figlia di Guido da Polenta, signore di Ravenna, ed era stata data
in sposa al signore di Rimini, Gianciotto Malatesta, per motivi politici. Nella
sua nuova dimora si innamorò di Paolo, fratello più giovane e attraente del deforme
e zoppo Gianciotto; quest'ultimo sorprese però i due amanti e li uccise
entrambi.
Quali
colombe dal disio1 chiamate
con
l'ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon
per l'aere, dal voler portate;
cotali2
uscir3 de la schiera ov' è Dido4,
a noi
venendo per l'aere maligno,
sì forte
fu l'affettuoso grido5.
«O
animal grazioso e benigno
che
visitando vai per l'aere perso 6
noi che
tignemmo il mondo di sanguigno7,
se fosse
amico il re de l'universo,
noi
pregheremmo lui della tua8 pace,
poi
c'hai pietà del nostro mal perverso.
Di quel
che udire e che parlar vi piace,
noi
udiremo e parleremo a voi,
mentre
che 'l vento, come fa, ci tace9.
Siede10
la terra dove nata fui11
su la
marina dove 'l Po discende
per aver
pace co' seguaci sui12.
Amor,
ch'al cor gentil ratto13 s'apprende,
prese costui14 de la
bella persona
che mi
fu tolta; e 'l modo15 ancor m'offende16
Amor,
ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese
del costui piacer17 si forte,
che,
come vedi, ancor non m'abbandona.
Amor
condusse noi ad una morte:
Caina18
attende chi a vita ci spense».
Queste
parole da lor ci fuor porte19.
Quand' io
intesi quell'anime offense20,
china'
il viso e tanto il tenni basso,
fin che
'l poeta21 mi disse: «Che pense22?».
Quando
rispuosi, cominciai: «Oh lasso,
quanti
dolci pensier, quanto disio23
menò
costoro al doloroso passo!».
Poi mi
rivolsi a loro e parla' io,
e
cominciai: «Francesca, i tuoi martiri
a
lagrimar mi fanno tristo e pio.
Ma
dimmi: al tempo d'i dolci sospiri,
a che24
e come25 concedette amore
che
conosceste i dubbiosi disiri26?».
E quella
a me: «Nessun maggior dolore
che
ricordarsi del tempo felice
nella
miseria; e ciò sa 'l tuo dottore27.
Ma s'a
conoscer la prima radice28
del
nostro amor tu hai cotanto affetto29,
dirò
come colui che piange e dice.
Noi
leggiavamo un giorno per diletto
di
Lancialotto30 come amor lo strinse:
soli
eravamo e sanza alcun sospetto31.
Per più
fiate32 li occhi ci sospinse
quella
lettura, e scolorocci il viso;
ma solo
un punto33 fu quel che ci vinse.
Quando
leggemmo il disiato riso
esser
basciato da cotanto amante,
questi34,
che mai da me non fia diviso35,
la bocca
mi basciò tutto tremante.
Galeotto36 fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel
giorno più non vi leggemmo avante37»
Mentre
che l'uno spirto questo disse,
l'altro
piangea, si che di pietade
io venni
men38 così com' io morisse;
e caddi
come corpo morto cade
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