giovedì 24 settembre 2015

storia per il 28



CAP. 9 IL RISVEGLIO DELL’EUROPA

1.     Il rinnovamento dell'agricoltura
A partire dall'VIII secolo e fino a tutto il secolo XIII la popolazione europea aumen­tò. Le terre coltivate si espansero: vennero abbattute foreste, bonificati acquitrini e bracci di mare, messi a coltura terreni incolti. I contadini erano aiutati da nuovi strumenti, da nuove macchine e da nuove tecniche agricole, come la rotazione triennale, che aumentavano la produzione. Nelle aziende curtensi la parte padronale si ridusse, in molti casi le corvées furono sostituite con pagamenti in denaro, i con­tratti d'affitto avevano durate minori rispetto all'Alto Medioevo e numerosi contadini lavoravano come salariati.
2.     Lo sviluppo delle città e dei commerci
All'esterno delle mura di antichi centri, castelli e abbazie sorsero i borghi, dove mer­canti e artigiani avevano case, botteghe, magazzini. Molti contadini si trasferirono in città, dove c'era bisogno di manodopera. Le regioni europee con il maggior nume­ro di città erano la Germania settentrionale, le Fiandre e l'Italia. In tutte le città si tenevano mercati. Quelli più grandi e importanti si chiamavano fiere e attiravano mercanti da tutti i Paesi. Le merci viaggiavano via terra o, di preferenza, per mare e per fiume. Nel XIII secolo lo sviluppo dei commerci fu favorito dalla ricomparsa di monete d'oro e dalla nascita dei primi banchi, gli antenati delle nostre banche, dove si depositava denaro e lo si prestava a interesse. I mercanti, gli artigiani e i professionisti crearono delle associazioni, dette arti o corporazioni, che difendeva­no i loro interessi.
3.     Il commercio marittimo e le città marinare italiane
Nel Mediterraneo quattro città marinare, Amalfi, Pisa, Genova e Venezia, cominciaro­no fin dal X secolo a fare del commercio marittimo la loro principale attività econo­mica. Si resero di fatto autonome e vennero governate da famiglie di mercanti. Que­ste città a volte si allearono per combattere un comune nemico (così Genova e Pisa scacciarono i pirati saraceni dal Tirreno), a volte si scontrarono fra loro (Pisa contro Amalfi, Genova contro Pisa, Venezia contro Genova). Venezia ottenne dall'impero bi­zantino condizioni commerciali di privilegio in cambio del suo aiuto militare e rag­giunse il massimo della sua potenza nell'età delle crociate.

 
CAP. 11 L’ETA’ COMUNALE
1. Comuni medievali
Prende il nome di Comune una forma di autogoverno cittadino che si sviluppò in Europa, e soprattutto nell'Italia del nord e del centro, a partire dall'XI secolo. La na­scita dei Comuni fu favorita daLla debolezza dell'imperatore e dei re e quindi dalla necessità delle popolazioni cittadine di darsi una forma autonoma di governo. All'i­nizio i Comuni italiani erano governati da consoli eletti da un'assemblea popolare. Ma le famiglie più potenti della città lottarono fra loro per assicurarsi il predominio. Così, nella seconda metà del XII secolo molti Comuni affidarono i poteri di governo a un podestà forestiero. Nel XIII secolo, però, nuovi gruppi di cittadini, che avevano raggiunto ricchezza e prestigio ed erano chiamati "popolari", cominciarono a pre­tendere di essere ammessi alle cariche di governo. In alcune città i popolari si affer­marono e i nobili furono esclusi dalla vita politica.
2. Le città sono centri di cultura
Fin verso la metà dell'XI secolo esistevano scuole solo presso i monasteri e le catte­drali. Nelle città medievali si aprirono scuole laiche, cioè non tenute da religiosi, e nacquero le prime università. Si cominciò a scrivere in volgare oltre che in latino. In Italia il volgare toscano diventò la lingua scelta da poeti e scrittori per usi letterari. Aumentò il numero di libri in circolazione, si cercò, con scarsa fortuna, di sostituire i numeri romani con le cifre arabe, e venne inventato un nuovo modo per scrivere la musica. Chi non frequentava le scuole era messo a bottega presso un maestro che gli insegnava un mestiere. Si diffusero due nuovi stili arti­stici: il romanico (XI-XII secolo) e il gotico (XII-XIV secolo).
3.All'interno delle mura cittadine
Nelle città medievali, spesso circondate da mura, gli edifici principali erano il palazzo del vescovo, la cattedrale e il palazzo del Comune, accanto ai quali sorgevano le case signorili. Le abitazioni erano scomode, fredde, prive di ga­binetti e di acqua corrente e infestate da parassiti. Le vie erano strette e sudicie. Il tempo del giorno era scandito dal suono delle campane delle chiese: solo nel Trecento compar­vero i primi orologi meccanici. Il conto del tempo variava da un luogo all'altro ed era diverso anche fra città vicine. Nella famiglia il padre esercitava la sua autorità su moglie, figli e servi. I figli maschi andavano a scuola o a bottega, le bambine erano per lo più tenute in casa per imparare i lavori domestici. Le ragazze venivano maritate molto gio­vani, spesso con uomini molto più grandi di loro.

 
CAP. 12 LE AUTONOMIE COMUNALI E L’IMPERO

1.   Federico Barbarossa e i Comuni italiani
I   Comuni italiani facevano parte del Sacro romano impero, ma si governavano in modo autonomo. L'imperatore Federico I di Svevia, detto Barbarossa, scese in Italia per ristabilire sui Comuni la sua autorità. Nel 1162 la città di Milano, che insieme ad altre rifiutò di ubbidire, fu vinta e distrutta. Ma poi molti Comuni dell'Italia setten­trionale si unirono nella lega lombarda e affrontarono uniti l'imperatore, che venne battuto a Legnano nel 1176. Con la pace, conclusa a Costanza nel 1183, Barbaros­sa riconobbe le autonomie comunali.
2.   Federico II: lo stupore del mondo
IInipote del Barbarossa, Federico II, fu imperatore e re di Sicilia. Del suo regno ri­uscì a fare una forte monarchia e un importante centro di cultura. Organizzò una crociata e, per mezzo di accordi, ottenne dal sultano la città di Gerusalemme per la durata di dieci anni. Quando tentò di estendere la sua autorità anche all'Italia set­tentrionale, il papa e molti Comuni si opposero. I Comuni fedeli al papa furono detti guelfi, quelli che sostenevano l'imperatore ghibellini. Federico riportò qualche suc­cesso ma non riuscì a vincere del tutto la resistenza dei comuni guelfi. Alla sua morte il papa offrì la corona di Sicilia al francese Carlo d'Angiò, che nella battaglia di Bene­vento sconfisse il figlio e successore di Federico e i Comuni ghibellini.
3.   Eresie e rinnovamento nella Chiesa
Tra il XII e il XIII secolo sorsero vari movimenti religiosi, fra cui quelli dei valdesi e dei catari, che furono considerati eretici e vennero perseguitati. La Chiesa affrontò le eresie con grande fermezza: istituì il tribunale dell'Inquisizione per la ricerca e la condanna degli eretici; contro i catari fu organizzata persino una crociata. Nel XIII secolo nacquero anche gli ordini mendicanti dei domenicani e dei francescani. Sia i domenicani con la predicazione e lo studio, sia i francescani con la povertà della vita e la carità contribuirono grandemente al rinnovamento della Chiesa.

 
CAP. 13 IL TRECENTO, UN SECOLO DI CRISI E DI TRASFORMAZIONI


1. Fame, guerra e peste
Nonostante alcuni progressi, nel Medioevo l'agricoltura era ancora arretrata. Ciò fu causa di ripetute carestie che fecero molte vittime nelle campagne e nelle città. Ver­so la metà del XIV secolo si abbatté sull'Europa una violenta epidemia di peste nera che ritornò a ondate nei decenni successivi e ridusse quasi di un terzo la popola­zione europea. Alle carestie e alle epidemie si aggiunsero per tutto il secolo guerre lunghe e devastanti.
2.     Trasformazioni e rivolte
La grande epidemia di peste lasciò dietro di sé una popolazione ridotta di numero, villaggi abbandonati, terreni incolti o destinati a pascolo per le pecore. Poiché la manodopera era diventata scarsa, in certi casi i contadini ottennero migliori condi­zioni di lavoro. In Italia si diffuse il contratto di mezzadria. Per finanziare le loro guerre, re e principi chiesero denaro in prestito aLle banche, ma non sempre furono in grado di restituirlo e alcune banche fallirono, mentre altre divennero molto poten­ti. Oppure imposero alte tasse che i contadini non potevano sopportare: scoppiarono perciò rivolte contadine, sempre represse nel sangue. In alcune città si ribellarono gli strati più poveri della popolazione, per esempio i ciompi a Firenze, che volevano ottenere salari più alti e partecipare al governo.
3.     Il tramonto dei poteri universali
Impero e papato perdettero prestigio. L'imperatore Enrico VII scese in Italia per riaffermare la sua autorità, ma l'impresa fallì. Il papa Bonifacio Vili organizzò nel
1300 il primo Giubileo della cristianità e proclamò la supremazia del papato su tutti gli altri poteri terreni. Ma il re di Francia, Filippo il Bello, si rifiutò di ce­dere ai suoi ordini e lo fece arrestare. Nel 1309 la sede pontificia fu trasferita da Roma ad Avignone, dove i papi, tutti francesi, si fer­marono per circa settantanni. In questo pe riodo scoppiarono a Roma numerose rivolte: la più nota fu quella guidata da Cola di Rienzo. Il periodo avignonese si concluse nel 1377 con il ritorno a Roma di papa Gregorio XI. Alla sua morte furono eletti due papi, uno liano, a Roma, e uno francese, in la Chiesa si divise fra i sostenitori dell'uno e dell'altro papa: fu il grande scisma d'occi­dente, che ebbe fine solo nel 1417, quando la Chiesa ritrovò la sua unità.

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