CAP. 9 IL RISVEGLIO DELL’EUROPA
1.
Il rinnovamento dell'agricoltura
A partire dall'VIII secolo e fino a tutto il secolo
XIII la popolazione europea aumentò. Le terre coltivate si espansero: vennero
abbattute foreste, bonificati acquitrini e bracci di mare, messi a coltura
terreni incolti. I contadini erano aiutati da nuovi strumenti, da nuove
macchine e da nuove tecniche agricole, come la rotazione triennale, che
aumentavano la produzione. Nelle aziende curtensi la parte padronale si
ridusse, in molti casi le corvées furono sostituite con pagamenti in denaro, i
contratti d'affitto avevano durate minori rispetto all'Alto Medioevo e
numerosi contadini lavoravano come salariati.
2.
Lo sviluppo delle città e dei commerci
All'esterno delle mura di antichi centri, castelli
e abbazie sorsero i borghi, dove mercanti e artigiani avevano case, botteghe,
magazzini. Molti contadini si trasferirono in città, dove c'era bisogno di
manodopera. Le regioni europee con il maggior numero di città erano la
Germania settentrionale, le Fiandre e l'Italia. In tutte le città si tenevano
mercati. Quelli più grandi e importanti si chiamavano fiere e attiravano
mercanti da tutti i Paesi. Le merci viaggiavano via terra o, di preferenza, per
mare e per fiume. Nel XIII secolo lo sviluppo dei commerci fu favorito dalla
ricomparsa di monete d'oro e dalla nascita dei primi banchi, gli antenati delle
nostre banche, dove si depositava denaro e lo si prestava a interesse. I
mercanti, gli artigiani e i professionisti crearono delle associazioni, dette
arti o corporazioni, che difendevano i loro interessi.
3.
Il commercio marittimo e le città marinare italiane
Nel Mediterraneo quattro città marinare, Amalfi,
Pisa, Genova e Venezia, cominciarono fin dal X secolo a fare del commercio
marittimo la loro principale attività economica. Si resero di fatto autonome e
vennero governate da famiglie di mercanti. Queste città a volte si allearono
per combattere un comune nemico (così Genova e Pisa scacciarono i pirati
saraceni dal Tirreno), a volte si scontrarono fra loro (Pisa contro Amalfi,
Genova contro Pisa, Venezia contro Genova). Venezia ottenne dall'impero bizantino
condizioni commerciali di privilegio in cambio del suo aiuto militare e raggiunse
il massimo della sua potenza nell'età delle crociate.
CAP.
11 L’ETA’ COMUNALE
1. Comuni
medievali
Prende
il nome di Comune una forma di autogoverno cittadino che si sviluppò in Europa,
e soprattutto nell'Italia del nord e del centro, a partire dall'XI secolo. La
nascita dei Comuni fu favorita daLla debolezza dell'imperatore e dei re e
quindi dalla necessità delle popolazioni cittadine di darsi una forma autonoma
di governo. All'inizio i Comuni italiani erano governati da consoli eletti da
un'assemblea popolare. Ma le famiglie più potenti della città lottarono fra
loro per assicurarsi il predominio. Così, nella seconda metà del XII secolo
molti Comuni affidarono i poteri di governo a un podestà forestiero. Nel XIII
secolo, però, nuovi gruppi di cittadini, che avevano raggiunto ricchezza e
prestigio ed erano chiamati "popolari", cominciarono a pretendere di
essere ammessi alle cariche di governo. In alcune città i popolari si affermarono
e i nobili furono esclusi dalla vita politica.
2.
Le città sono centri di cultura
Fin verso la metà dell'XI
secolo esistevano scuole solo presso i monasteri e le cattedrali. Nelle città
medievali si aprirono scuole laiche, cioè non tenute da religiosi, e nacquero
le prime università. Si cominciò a scrivere in volgare oltre che in latino. In
Italia il volgare toscano diventò la lingua scelta da poeti e scrittori per usi
letterari. Aumentò il numero di libri in circolazione, si cercò, con scarsa
fortuna, di sostituire i numeri romani con le cifre arabe, e venne inventato un
nuovo modo per scrivere la musica. Chi non frequentava le scuole era messo a
bottega presso un maestro che gli insegnava un mestiere. Si diffusero due nuovi
stili artistici: il romanico (XI-XII secolo) e il gotico (XII-XIV secolo).
3.All'interno delle mura cittadine
Nelle città medievali,
spesso circondate da mura, gli edifici principali erano il palazzo del vescovo,
la cattedrale e il palazzo del Comune, accanto ai quali sorgevano le case
signorili. Le abitazioni erano scomode, fredde, prive di gabinetti e di acqua
corrente e infestate da parassiti. Le vie erano strette e sudicie. Il tempo del
giorno era scandito dal suono delle campane delle chiese: solo nel Trecento
comparvero i primi orologi meccanici. Il conto del tempo variava da un luogo
all'altro ed era diverso anche fra città vicine. Nella famiglia il padre
esercitava la sua autorità su moglie, figli e servi. I figli maschi andavano a
scuola o a bottega, le bambine erano per lo più tenute in casa per imparare i
lavori domestici. Le ragazze venivano maritate molto giovani, spesso con
uomini molto più grandi di loro.
CAP. 12 LE AUTONOMIE
COMUNALI E L’IMPERO
1.
Federico Barbarossa e i Comuni
italiani
I
Comuni
italiani facevano parte del Sacro romano impero, ma si governavano in modo
autonomo. L'imperatore Federico I di Svevia, detto Barbarossa, scese in Italia
per ristabilire sui Comuni la sua autorità. Nel 1162 la città di Milano, che
insieme ad altre rifiutò di ubbidire, fu vinta e distrutta. Ma poi molti Comuni
dell'Italia settentrionale si unirono nella lega lombarda e affrontarono uniti
l'imperatore, che venne battuto a Legnano nel 1176. Con la pace, conclusa a
Costanza nel 1183, Barbarossa riconobbe le autonomie comunali.
2.
Federico II: lo stupore del
mondo
IInipote del Barbarossa, Federico II, fu imperatore e
re di Sicilia. Del suo regno riuscì a fare una forte monarchia e un importante
centro di cultura. Organizzò una crociata e, per mezzo di accordi, ottenne dal
sultano la città di Gerusalemme per la durata di dieci anni. Quando tentò di
estendere la sua autorità anche all'Italia settentrionale, il papa e molti
Comuni si opposero. I Comuni fedeli al papa furono detti guelfi, quelli che
sostenevano l'imperatore ghibellini. Federico riportò qualche successo ma non
riuscì a vincere del tutto la resistenza dei comuni guelfi. Alla sua morte il
papa offrì la corona di Sicilia al francese Carlo d'Angiò, che nella battaglia
di Benevento sconfisse il figlio e successore di Federico e i Comuni
ghibellini.
3.
Eresie e rinnovamento nella
Chiesa
Tra il XII e il XIII
secolo sorsero vari movimenti religiosi, fra cui quelli dei valdesi e dei
catari, che furono considerati eretici e vennero perseguitati. La Chiesa affrontò
le eresie con grande fermezza: istituì il tribunale dell'Inquisizione per la
ricerca e la condanna degli eretici; contro i catari fu organizzata persino una
crociata. Nel XIII secolo nacquero anche gli ordini mendicanti dei domenicani e
dei francescani. Sia i domenicani con la predicazione e lo studio, sia i
francescani con la povertà della vita e la carità contribuirono grandemente al
rinnovamento della Chiesa.
CAP.
13 IL TRECENTO, UN SECOLO DI CRISI E DI TRASFORMAZIONI
1. Fame, guerra e peste
Nonostante alcuni progressi, nel Medioevo
l'agricoltura era ancora arretrata. Ciò fu causa di ripetute carestie che
fecero molte vittime nelle campagne e nelle città. Verso la metà del XIV
secolo si abbatté sull'Europa una violenta epidemia di peste nera che ritornò a
ondate nei decenni successivi e ridusse quasi di un terzo la popolazione
europea. Alle carestie e alle epidemie si aggiunsero per tutto il secolo guerre
lunghe e devastanti.
2. Trasformazioni
e rivolte
La grande epidemia di peste lasciò dietro di sé una
popolazione ridotta di numero, villaggi abbandonati, terreni incolti o
destinati a pascolo per le pecore. Poiché la manodopera era diventata scarsa,
in certi casi i contadini ottennero migliori condizioni di lavoro. In Italia
si diffuse il contratto di mezzadria. Per finanziare le loro guerre, re e
principi chiesero denaro in prestito aLle banche, ma non sempre furono in grado
di restituirlo e alcune banche fallirono, mentre altre divennero molto potenti.
Oppure imposero alte tasse che i contadini non potevano sopportare: scoppiarono
perciò rivolte contadine, sempre represse nel sangue. In alcune città si
ribellarono gli strati più poveri della popolazione, per esempio i ciompi a
Firenze, che volevano ottenere salari più alti e partecipare al governo.
3.
Il tramonto dei poteri
universali
Impero e papato perdettero prestigio. L'imperatore
Enrico VII scese in Italia per riaffermare la sua autorità, ma l'impresa fallì.
Il papa Bonifacio Vili organizzò nel
1300 il primo Giubileo
della cristianità e proclamò la supremazia del papato su tutti gli altri poteri
terreni. Ma il re di
Francia, Filippo il Bello, si rifiutò di cedere ai suoi ordini e lo fece
arrestare. Nel 1309 la sede pontificia fu trasferita da Roma ad Avignone, dove
i papi, tutti francesi, si fermarono per circa settantanni. In questo pe riodo
scoppiarono a Roma numerose rivolte: la più nota fu quella guidata da Cola di
Rienzo. Il periodo avignonese si concluse nel 1377 con il ritorno a Roma di
papa Gregorio XI. Alla sua morte furono eletti due papi, uno liano, a Roma, e
uno francese, in la Chiesa si divise fra i sostenitori dell'uno e dell'altro
papa: fu il grande scisma d'occidente, che ebbe fine solo nel 1417, quando la
Chiesa ritrovò la sua unità.
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