domenica 18 ottobre 2015
lunedì 5 ottobre 2015
sabato 26 settembre 2015
ANTOLOGIA PER IL 28
LA NARRATIVA
FANTASY
La storia
del genere
La parola inglese fantasy significa semplicemente
"fantasia" ma, se riferita a un genere narrativo, diventa
intraducibile in italiano, e indica storie di magia, ambientate generalmente in
periodo medievale, però un Medioevo fantastico, oppure in un futuro lontano
in cui l'umanità ricomincia a vivere dopo eventi catastrofici. Si potrebbe
definire il fantasy come un'epica moderna che riprende alcuni temi dai poemi cavallereschi,
dalla mitologia scandinava e dai racconti di viaggio e di avventura. Elementi
fantastici erano del resto già presenti nei poemi dell'antichità come, per
esempio, nell'Odissea
di Omero
e nell'epica medievale, dal poema anglosassone Beowulf alle storie di re Artù e
dei cavalieri della Tavola Rotonda. Fra le prime opere moderne di contenuto
fantastico possiamo citare il romanzo Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll (1832-1898) e Il meraviglioso mago di Oz di Lyman Frank Baum (1856-1919), in cui gli
autori affrontano il tema del viaggio fantastico in un'altra dimensione, il
paese delle meraviglie nel caso di Alice e il regno di Oz nel caso di Dorothy.
LE GRANDI SAGHE
La narrativa fantasy, nata come genere di consumo, ha
acquistato una sua dignità letteraria grazie a John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973), autore del
famosissimo II
signore degli anelli. Nel poderoso romanzo, pubblicato nel 1954-1955, si
narrano le avventure di Frodo, un giovane hobbit incaricato dal saggio mago
Gandalf di distruggere l'Anello del Potere per evitare che se ne impadronisca
Sauron, l'Oscuro Signore, che imporrebbe sul mondo il dominio del Male. Lo
scrittore ci introduce in un universo di pura invenzione, la Terra di Mezzo,
che descrive però con grande precisione, nei dettagli, con la sua geografia,
con la sua storia, la sua mitologia, il suo alfabeto, la sua lingua. Anche un
grande amico di Tolkien, Clive Staples Lewis (1898-1963), scrisse un ciclo
di romanzi per ragazzi di grande successo, Le cronache di Narnia, in cui si racconta la
storia di quattro fratelli che, giunti nel mondo parallelo di Narnia attraverso
un passaggio segreto in fondo a un armadio, intrecciano le loro avventure a
quelle di streghe, fauni e animali parlanti, trovandosi a combattere contro le
terribili forze del Male, finché, quando ogni speranza sembra perduta, accorre
a salvarli il magico leone Arslan.
LA STORIA RECENTE
Autore di racconti fantasy apprezzato sia dai giovani
sia dagli adulti, è il tedesco Michael Ende (1929-1995) che, nel romanzo La storia infinita, affronta il tema
dell'innocenza che vince le forze del Male raccontando la storia di un ragazzino
impacciato e insicuro che, entrato in un libro magico, si trova nel fantastico
territorio di Fantasia a combattere contro il Nulla, che sta divorando il
mondo.
In
questo genere di narrativa si sono cimentati vari scrittori, tra cui lo
statunitense Terry
Brooks (n.
1944), autore del Ciclo
di Shannara, in
cui sono presenti numerose analogie con Il signore degli anelli.
Più
recentemente, l'americana Ursula Kroeber Le Guin (n. 1929) ha scritto una trilogia
dedicata al mondo incantato di Terramare (o Earthsea), fatto di arcipelaghi e di acque sconfinate,
che ha per protagonista Ged, un giovane
apprendista
mago, in perenne lotta contro il Male. Il fantasy è divenuto un fenomeno di
largo consumo con la scrittrice inglese Joanne Kathleen Rowling (n. 1965), la creatrice
della saga di Harry Potter, il ragazzino orfano allevato dagli zìi, che scopre
di avere ereditato straordinari poteri dai genitori maghi e li usa per
sconfiggere il Signore Oscuro, il perfido Voldemort.
Le caratteristiche del genere
La
narrativa fantasy ha come motivo conduttore la missione che l'eroe deve
compiere, combattendo le forze distruttrici del Male, in una rappresentazione
di fatti, ambienti e personaggi non realistici; in genere presenta alcune caratteristiche
costanti.
IL
TEMPO E L'AMBIENTE
Le
vicende si svolgono generalmente in un remoto passato o in un lontano futuro, e
sono ambientate in universi paralleli, sullo sfondo di paesaggi affascinanti
o minacciosi: spazi immensi, cieli tersi o tempestosi, fitte foreste, infide
paludi, oscure caverne, montagne inaccessibili.
I
PERSONAGGI
I
personaggi sono esseri umani, principi, principesse, guerrieri e stregoni
dotati di grandi poteri, ma anche personaggi fantastici come elfi, hobbit,
draghi, nani, troll, minotauri, goblin, streghe, orchi, demoni.
LA
RICERCA
L'eroe
intraprende un viaggio per compiere una missione che gli è stata affidata:
ricercare una persona o un oggetto, salvare una principessa, difendere il suo
popolo... Nel suo cammino spesso è accompagnato da aiutanti: saggi che lo
guidano con i loro consigli, maghi che lo aiutano con i loro doni fatati,
cavalieri valorosi, altri eroi o eroine.
LA
LOTTA E LA MAGIA
Per
raggiungere il suo scopo, l'eroe deve superare prove e ostacoli e lottare
contro malvagi antagonisti che spesso fanno ricorso ad arti malefiche.
Nel
mondo parallelo del fantasy esiste tutto un repertorio magico, fatto di filtri,
spade invincibili, erbe, anelli del potere, talismani, bastoni dagli
straordinari poteri, descritti con scrupoloso ed efficace realismo.
I
TEMI, LA STRUTTURA, IL LINGUAGGIO
I
temi della vita e della morte, della difesa della comunità e della sua
distruzione, della pace e della guerra, della giustizia e dell'ingiustizia,
dell'onore e del disonore, della gloria, del valore, del potere confluiscono
nel tema di fondo della narrativa fantasy: l'eterna lotta tra il Bene e il Male
incarnati in personaggi schematici, o del tutto buoni o del tutto cattivi. Nel
corso delle ripetute lotte contro le forze del Male, l'eroe mette alla prova se
stesso e progredisce in verità e saggezza. Dal punto di vista della
narrazione, il romanzo fantasy segue la medesima struttura del racconto
fiabesco, con l'eroe che parte per una missione, supera una serie di ostacoli
finché non riesce a raggiunge il suo scopo. Per trasportare più facilmente il
lettore nel mondo "parallelo" del fantasy, dal punto di vista
espressivo gli autori fanno ricorso a descrizioni particolarmente ricercate.
giovedì 24 settembre 2015
storia per il 28
CAP. 9 IL RISVEGLIO DELL’EUROPA
1.
Il rinnovamento dell'agricoltura
A partire dall'VIII secolo e fino a tutto il secolo
XIII la popolazione europea aumentò. Le terre coltivate si espansero: vennero
abbattute foreste, bonificati acquitrini e bracci di mare, messi a coltura
terreni incolti. I contadini erano aiutati da nuovi strumenti, da nuove
macchine e da nuove tecniche agricole, come la rotazione triennale, che
aumentavano la produzione. Nelle aziende curtensi la parte padronale si
ridusse, in molti casi le corvées furono sostituite con pagamenti in denaro, i
contratti d'affitto avevano durate minori rispetto all'Alto Medioevo e
numerosi contadini lavoravano come salariati.
2.
Lo sviluppo delle città e dei commerci
All'esterno delle mura di antichi centri, castelli
e abbazie sorsero i borghi, dove mercanti e artigiani avevano case, botteghe,
magazzini. Molti contadini si trasferirono in città, dove c'era bisogno di
manodopera. Le regioni europee con il maggior numero di città erano la
Germania settentrionale, le Fiandre e l'Italia. In tutte le città si tenevano
mercati. Quelli più grandi e importanti si chiamavano fiere e attiravano
mercanti da tutti i Paesi. Le merci viaggiavano via terra o, di preferenza, per
mare e per fiume. Nel XIII secolo lo sviluppo dei commerci fu favorito dalla
ricomparsa di monete d'oro e dalla nascita dei primi banchi, gli antenati delle
nostre banche, dove si depositava denaro e lo si prestava a interesse. I
mercanti, gli artigiani e i professionisti crearono delle associazioni, dette
arti o corporazioni, che difendevano i loro interessi.
3.
Il commercio marittimo e le città marinare italiane
Nel Mediterraneo quattro città marinare, Amalfi,
Pisa, Genova e Venezia, cominciarono fin dal X secolo a fare del commercio
marittimo la loro principale attività economica. Si resero di fatto autonome e
vennero governate da famiglie di mercanti. Queste città a volte si allearono
per combattere un comune nemico (così Genova e Pisa scacciarono i pirati
saraceni dal Tirreno), a volte si scontrarono fra loro (Pisa contro Amalfi,
Genova contro Pisa, Venezia contro Genova). Venezia ottenne dall'impero bizantino
condizioni commerciali di privilegio in cambio del suo aiuto militare e raggiunse
il massimo della sua potenza nell'età delle crociate.
CAP.
11 L’ETA’ COMUNALE
1. Comuni
medievali
Prende
il nome di Comune una forma di autogoverno cittadino che si sviluppò in Europa,
e soprattutto nell'Italia del nord e del centro, a partire dall'XI secolo. La
nascita dei Comuni fu favorita daLla debolezza dell'imperatore e dei re e
quindi dalla necessità delle popolazioni cittadine di darsi una forma autonoma
di governo. All'inizio i Comuni italiani erano governati da consoli eletti da
un'assemblea popolare. Ma le famiglie più potenti della città lottarono fra
loro per assicurarsi il predominio. Così, nella seconda metà del XII secolo
molti Comuni affidarono i poteri di governo a un podestà forestiero. Nel XIII
secolo, però, nuovi gruppi di cittadini, che avevano raggiunto ricchezza e
prestigio ed erano chiamati "popolari", cominciarono a pretendere di
essere ammessi alle cariche di governo. In alcune città i popolari si affermarono
e i nobili furono esclusi dalla vita politica.
2.
Le città sono centri di cultura
Fin verso la metà dell'XI
secolo esistevano scuole solo presso i monasteri e le cattedrali. Nelle città
medievali si aprirono scuole laiche, cioè non tenute da religiosi, e nacquero
le prime università. Si cominciò a scrivere in volgare oltre che in latino. In
Italia il volgare toscano diventò la lingua scelta da poeti e scrittori per usi
letterari. Aumentò il numero di libri in circolazione, si cercò, con scarsa
fortuna, di sostituire i numeri romani con le cifre arabe, e venne inventato un
nuovo modo per scrivere la musica. Chi non frequentava le scuole era messo a
bottega presso un maestro che gli insegnava un mestiere. Si diffusero due nuovi
stili artistici: il romanico (XI-XII secolo) e il gotico (XII-XIV secolo).
3.All'interno delle mura cittadine
Nelle città medievali,
spesso circondate da mura, gli edifici principali erano il palazzo del vescovo,
la cattedrale e il palazzo del Comune, accanto ai quali sorgevano le case
signorili. Le abitazioni erano scomode, fredde, prive di gabinetti e di acqua
corrente e infestate da parassiti. Le vie erano strette e sudicie. Il tempo del
giorno era scandito dal suono delle campane delle chiese: solo nel Trecento
comparvero i primi orologi meccanici. Il conto del tempo variava da un luogo
all'altro ed era diverso anche fra città vicine. Nella famiglia il padre
esercitava la sua autorità su moglie, figli e servi. I figli maschi andavano a
scuola o a bottega, le bambine erano per lo più tenute in casa per imparare i
lavori domestici. Le ragazze venivano maritate molto giovani, spesso con
uomini molto più grandi di loro.
CAP. 12 LE AUTONOMIE
COMUNALI E L’IMPERO
1.
Federico Barbarossa e i Comuni
italiani
I
Comuni
italiani facevano parte del Sacro romano impero, ma si governavano in modo
autonomo. L'imperatore Federico I di Svevia, detto Barbarossa, scese in Italia
per ristabilire sui Comuni la sua autorità. Nel 1162 la città di Milano, che
insieme ad altre rifiutò di ubbidire, fu vinta e distrutta. Ma poi molti Comuni
dell'Italia settentrionale si unirono nella lega lombarda e affrontarono uniti
l'imperatore, che venne battuto a Legnano nel 1176. Con la pace, conclusa a
Costanza nel 1183, Barbarossa riconobbe le autonomie comunali.
2.
Federico II: lo stupore del
mondo
IInipote del Barbarossa, Federico II, fu imperatore e
re di Sicilia. Del suo regno riuscì a fare una forte monarchia e un importante
centro di cultura. Organizzò una crociata e, per mezzo di accordi, ottenne dal
sultano la città di Gerusalemme per la durata di dieci anni. Quando tentò di
estendere la sua autorità anche all'Italia settentrionale, il papa e molti
Comuni si opposero. I Comuni fedeli al papa furono detti guelfi, quelli che
sostenevano l'imperatore ghibellini. Federico riportò qualche successo ma non
riuscì a vincere del tutto la resistenza dei comuni guelfi. Alla sua morte il
papa offrì la corona di Sicilia al francese Carlo d'Angiò, che nella battaglia
di Benevento sconfisse il figlio e successore di Federico e i Comuni
ghibellini.
3.
Eresie e rinnovamento nella
Chiesa
Tra il XII e il XIII
secolo sorsero vari movimenti religiosi, fra cui quelli dei valdesi e dei
catari, che furono considerati eretici e vennero perseguitati. La Chiesa affrontò
le eresie con grande fermezza: istituì il tribunale dell'Inquisizione per la
ricerca e la condanna degli eretici; contro i catari fu organizzata persino una
crociata. Nel XIII secolo nacquero anche gli ordini mendicanti dei domenicani e
dei francescani. Sia i domenicani con la predicazione e lo studio, sia i
francescani con la povertà della vita e la carità contribuirono grandemente al
rinnovamento della Chiesa.
CAP.
13 IL TRECENTO, UN SECOLO DI CRISI E DI TRASFORMAZIONI
1. Fame, guerra e peste
Nonostante alcuni progressi, nel Medioevo
l'agricoltura era ancora arretrata. Ciò fu causa di ripetute carestie che
fecero molte vittime nelle campagne e nelle città. Verso la metà del XIV
secolo si abbatté sull'Europa una violenta epidemia di peste nera che ritornò a
ondate nei decenni successivi e ridusse quasi di un terzo la popolazione
europea. Alle carestie e alle epidemie si aggiunsero per tutto il secolo guerre
lunghe e devastanti.
2. Trasformazioni
e rivolte
La grande epidemia di peste lasciò dietro di sé una
popolazione ridotta di numero, villaggi abbandonati, terreni incolti o
destinati a pascolo per le pecore. Poiché la manodopera era diventata scarsa,
in certi casi i contadini ottennero migliori condizioni di lavoro. In Italia
si diffuse il contratto di mezzadria. Per finanziare le loro guerre, re e
principi chiesero denaro in prestito aLle banche, ma non sempre furono in grado
di restituirlo e alcune banche fallirono, mentre altre divennero molto potenti.
Oppure imposero alte tasse che i contadini non potevano sopportare: scoppiarono
perciò rivolte contadine, sempre represse nel sangue. In alcune città si
ribellarono gli strati più poveri della popolazione, per esempio i ciompi a
Firenze, che volevano ottenere salari più alti e partecipare al governo.
3.
Il tramonto dei poteri
universali
Impero e papato perdettero prestigio. L'imperatore
Enrico VII scese in Italia per riaffermare la sua autorità, ma l'impresa fallì.
Il papa Bonifacio Vili organizzò nel
1300 il primo Giubileo
della cristianità e proclamò la supremazia del papato su tutti gli altri poteri
terreni. Ma il re di
Francia, Filippo il Bello, si rifiutò di cedere ai suoi ordini e lo fece
arrestare. Nel 1309 la sede pontificia fu trasferita da Roma ad Avignone, dove
i papi, tutti francesi, si fermarono per circa settantanni. In questo pe riodo
scoppiarono a Roma numerose rivolte: la più nota fu quella guidata da Cola di
Rienzo. Il periodo avignonese si concluse nel 1377 con il ritorno a Roma di
papa Gregorio XI. Alla sua morte furono eletti due papi, uno liano, a Roma, e
uno francese, in la Chiesa si divise fra i sostenitori dell'uno e dell'altro
papa: fu il grande scisma d'occidente, che ebbe fine solo nel 1417, quando la
Chiesa ritrovò la sua unità.
martedì 22 settembre 2015
LETTERATURA
DAL FEUDALESIMO ALL’ETA’
COMUNALE
·
Gli eventi storici
Dal crollo dell'Impero romano al
Sacro romano impero
La caduta dell'Impero romano
d'Occidente (476
d.C.) segna convenzionalmente in tutta Europa la fine di un potere "universale"
in grado di governare paesi e popoli molto lontani fra loro. Sul piano
politico, dà l'avvio alla formazione dei regni romano-barbarici, risultanti dall'unione tra
la popolazione romana dei territori occupati e i popoli barbarici conquistatori.
Questi regni, fragili e divisi, sono caratterizzati da una grande debolezza
economica, da un declino delle attività produttive e della vita delle città,
dalla diminuzione della popolazione. In questo quadro solo la Chiesa di Roma, attraverso i suoi vescovi e
monaci, mantiene in vita gli elementi essenziali della struttura economica,
sociale e culturale. Dopo una durissima guerra contro i goti, l'Italia, dal VI
fino all'VIII secolo, vede l'affermarsi del dominio dei longobardi, che tentano di strappare
all'Impero romano d'Oriente i territori ancora in suo possesso (Esarcato di
Ravenna, Roma, il meridione e le isole). Con la conquista longobarda si può
dire che termini in Italia il mondo antico e inizi il Medioevo.
Mentre tutta l'Europa viene
evangelizzata dai missionari cristiani, che contribuiscono a far sopravvivere
e a diffondere anche elementi culturali della tradizione classica, in Italia al
dominio longobardo, a metà dell'VIII secolo, si sostituisce quello dei franchi. Il re dei franchi, Carlo Magno, nell'anno 800 si fa proclamare
imperatore del Sacro
romano impero, sancendo
con questo gesto la rinascita dell'Impero d'Occidente.
Il feudalesimo
Con i franchi si avvia in
tutta Europa quel processo di trasformazione della società e del potere che va
sotto il nome prima di vassallaggio e poi di feudalesimo. La frantumazione del Sacro
romano impero in tre parti e l'assegnazione definitiva dell'Italia a Lotario,
nipote di Carlo Magno, a metà del IX secolo, portano all'affermazione delle signorie territoriali (contee, marchesati, ducati)
che si rendono sempre più autonome dall'autorità dei sovrani. In questo periodo
l'Europa subisce da nord, est e sud un'ultima ondata di invasioni di popolazioni di diversa
origine: vichinghi,
saraceni e
ungari.
Ottone I, duca di Sassonia,
sconfitti gli ungari, prende il titolo di re di Germania. Egli tenta ancora
una volta di far rinascere l'impero e viene proclamato imperatore del Sacro romano impero germanico. Il coinvolgimento del clero nella gestione
dell'impero, attraverso la nomina dei vescovi-conti, getta le basi di un conflitto fra impero e papato che durerà secoli.
Dopo
l’anno Mille
L'Europa conosce già a partire da alcuni decenni
prima dell'anno Mille un nuovo processo di sviluppo, destinato a cambiare la
vita delle popolazioni e l'intera società. Terminate le invasioni, il clima di
maggiore sicurezza favorisce l'aumento
della popolazione; questo
fattore ha influenza sullo sviluppo
dell'agricoltura che - anche grazie ad alcune
innovazioni tecniche - conosce una vera e propria rivoluzione. Questi due
fattori, aumento della popolazione e crescita della produzione agricola, si
rafforzano l'un l'altro: molti, infatti, possono lasciare i campi per dedicarsi
al commercio e all'artigianato. Se nel mondo feudale centro della vita
economica erano la terra e la proprietà agricola, ora il fulcro dell'economia si sposta nelle città che, non più minacciate dalle invasioni, cominciano
a ripopolarsi, anche perché le attività mercantili e artigianali offrono
possibilità di occupazione.
La
società comunale
Questo sviluppo urbano, che in Italia è maggiormente
diffuso al nord, porta a un allentamento dei vincoli feudali e alla nascita dei comuni; il rapido evolversi del commercio favorisce inoltre
la formazione di una nuova
classe sociale: accanto al clero, ai nobili e ai
contadini fa la sua comparsa la borghesia
(i borghesi sono le persone che
abitano i borghi, le città) e si afferma una nuova figura, quella del mercante, che si
ispira a valori nuovi (come il profitto, l'individualismo, la competizione
negli affari).
Accanto alla cultura ecclesiastica ne appare una
nuova, pratica, che si diffonde anche tra coloro che non hanno ricevuto
un'istruzione religiosa. Espressione di questo risveglio culturale sono le università, che a
partire dall'XI secolo fioriscono in Europa e in Italia.
La Chiesa, accanto
all'organizzazione delle crociate, conosce un periodo di rinnovamento, dovuto
principalmente alla nascita di nuovi ordini religiosi, i francescani e i domenicani, che tentano di riportarla alla povertà e alla semplicità
delle origini. Ma, inesorabilmente, i massimi poteri del tempo, Chiesa e
impero, sempre in lotta tra loro, cominciano a entrare in crisi: ne sono un
segno le lotte tra guelfi e ghibellini (sostenitori rispettivamente del papa e
dell'imperatore) che insanguinano l'Europa e l'Italia. In Italia, peraltro,
alla fine del XII secolo, accanto ai comuni (nel centro-nord) e ai possedimenti
del papa (al centro), si afferma un nuovo potere, quello dei normanni (nel sud), che troveranno in Federico II di Svevia
il loro massimo rappresentante.
sabato 19 settembre 2015
STORIA PER GIOVEDI'
Cap. 6
L’età dei signori e dei castelli.
1. La fine dell'impero carolingio
I successori di Carlo Magno combatterono a lungo fra
loro per la divisione dell'eredità. Infine, con il trattato di Verdun (843), l'impero fu diviso
in tre regni. Le lunghe lotte indebolirono i re carolingi mentre conti e
vassalli si rendevano sempre più autonomi dal potere regio, si battevano fra
loro e costruivano castelli con o senza l'autorizzazione del re. In questo
periodo sorsero
molti castelli fortificati in tutta Europa: essi servivano per difendersi da
attacchi nemici e da incursioni di popoli invasori. Cominciò a diffondersi la
tendenza a non restituire i feudi al re in caso di morte e a lasciare ai figli
le cariche di conte e marchese. Con il capitolare di Quierzy (877) l'imperatore Carlo il
Calvo non diede la sua approvazione a questa pratica, che rimase nell'uso
comune ma fu autorizzata solo molto tempo dopo, nel 1037.
2. Lo sviluppo del potere signorile
Come i re, neppure conti, marchesi e grandi vassalli
erano in grado di tenere sempre sotto controllo i propri domini. Comitati e
marche si dividevano in parti più piccole che erano governate da signori locali, possessori di vaste
proprietà terriere o signori di castelli. Il castello era il segno della
potenza del signore. Nel castello trovavano protezione anche i contadini
indifesi. In cambio il signore pretendeva la loro sottomissione, imponeva loro
delle tasse ed esercitava su di loro la giustizia. Con il tempo i centri di
potere signorile divennero sempre più numerosi.
3. Una società guerriera
In questo periodo di violenza il gruppo predominante
era costituito dalla nobiltà guerriera, formata da duchi, conti,
marchesi, signori di castelli e, dall'XI secolo, da cavalieri, guerrieri specializzati nel
combattimento a cavallo. Questi, all'inizio, si comportavano più o meno come
dei briganti, poi anche per intervento della Chiesa, si assunsero, oltre ai
compiti guerreschi, anche doveri cristiani, come proteggere i deboli e gli
indifesi. Le loro imprese furono cantate dai poeti nelle canzoni di gesta. La
massa della popolazione era formata da contadini poveri e privi di istruzione.
Secondo il vescovo Adalberone di Laon, la società del suo tempo era divisa in tre ordini, che non potevano essere
modificati, perché erano voluti da Dio: c'era chi pregava (il clero), chi
combatteva (la nobiltà) e chi lavorava (i contadini). La società del tempo era
molto più complicata, ma il modello di Adalberone fu riproposto per secoli.
Cap. 7 Saraceni, Ungari, Normanni
1.
Nuovi popoli in movimento
Fra il IX e il X secolo l'Europa occidentale fu
colpita dalle incursioni di Saraceni, Ungali e Normanni.
Fra
L'827 e il 902 gli Arabi, chiamati dai cristiani Saraceni, conquistarono la
Sicilia, togliendola ai Bizantini. Dalle coste africane i predoni saraceni
partivano per imprese piratesche, facevano razzie in villaggi e città, nell'846
saccheggiarono Roma. Gli Ungari rivolsero i loro assalti contro l'impero
bizantino e soprattutto contro le deboli regioni dell'occidente. Nel 955 furono
però sconfitti da Ottone I, re di Germania, a Lechfeld.
Dopo la
sconfitta si insediarono nella regione che da loro prende il nome di Ungheria,
fondarono un regno e si convertirono al cristianesimo. I Normanni venivano
dalla Scandinavia, possedevano navi agili con cui raggiunsero la Groenlandia
e
perfino l'America. A oriente penetrarono nei territori delle odierne Russia
e Ucraina
e
fondarono il principato di Kiev. In Francia un capo
normanno, Rollone, ottenne dal re il titolo di duca e la regione che prenderà
il nome di Normandia.
2.
I regni normanni
Partendo dalla Normandia, il duca normanno Guglielmo
il Conquistatore attraversò
la Manica con una grande flotta per conquistare l'Inghilterra. Dopo la
battaglia di Hastings (1066) fu incoronato re.
Altri Normanni giunsero nell'Italia meridionale, divisa allora fra Longobardi e
Bizantini, e, dopo aver combattuto come mercenari al servizio dei signori
locali, si crearono dei domini propri. Nel 1059 Roberto
d'Altavilla giurò
fedeltà al papa, dal quale ottenne il titolo di duca e il riconoscimento di
tutti i territori conquistati e della Sicilia (ancora in mano musulmana). La
conquista normanna dell'isola si compì fra il 1061 e il 1091. Nel 1130 Ruggero
II d'Altavilla unificò
tutti i territori normanni nel regno di Sicilia, dove poterono convivere pacificamente
popoli, culture e religioni diverse.
3. In Europa occidentale rinasce
l'impero
Nel Medioevo l'imperatore e
il papa esercitavano un potere universale sulla cristianità. Il primo ne era
considerato il capo politico e il difensore; il secondo era la massima
autorità religiosa. Nel 951 Ottone I di Sassonia, già re di
Germania, diventò anche re d'Italia. Nel 955 riuscì a sconfiggere gli Ungari a
Lechfeld e nel 962 venne incoronato imperatore. Nell'Europa occidentale rinacque
così un impero (l'impero romano germanico), che si considerava sacro e
voluto da Dio come l'impero di Carlo Magno. Rispetto a quello era più piccolo,
perché comprendeva solo la Germania e l'Italia centro-settentrionale e, più
tardi, la Borgogna (ma non la Francia). Come protettore della Chiesa, Ottone
intervenne nell'elezione del papa, stabilendo che il pontefice poteva essere
eletto solo con l'approvazione imperiale. Inoltre, come gli imperatori che
l'avevano preceduto, nominò i vescovi e affidò loro compiti di governo.
Cap. 8 La riforma della Chiesa
1. Verso una riforma
ecclesiastica
Nell'Alto
Medioevo non c'era una chiara distinzione fra il potere laico e quello religioso.
Perciò per molto tempo non destò grande meraviglia il fatto che gli imperatori
concedessero l'investitura ai vescovi, né che si comprassero e si vendessero
cariche sacre, né che i preti a volte vivessero con donne. Ma nel corso dei
secoli X e XI la sensibilità religiosa cambiò e da molte parti sorsero
richieste di una riforma che liberasse la Chiesa dalle invadenze dei laici e la
rinnovasse profondamente. A guida del movimento di riforma si posero i monaci
di Cluny. Anche gruppi di laici, per esempio i patari di Milano, chiesero una
trasformazione della Chiesa.
2. La Chiesa e il papato
Fin
dai primi secoli del cristianesimo il vescovo di Roma, come successore di san
Pietro, godeva di grande prestigio, ma l'idea del suo primato, cioè della sua
superiore autorità sugli altri vescovi, si affermò solo nell'XI secolo. Dal 1059 l'elezione del papa fu
riservata ai cardinali, con l'esclusione di tutti i laici. Intanto si estendeva
il Patrimonio di San Pietro, sul quale il papa riuscì a esercitare un potere
effettivo solo a partire dal XIII secolo.
Fra
la Chiesa di Roma e quella di Bisanzio c'erano da secoli contrasti e incomprensioni
che nel 1054 si trasformarono in una rottura definitiva, chiamata scisma d'oriente.
I cristiani d'oriente e quelli d'occidente si riconobbero in due Chiese
diverse: rispettivamente la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica.
3. La lotta
per le investiture
La riforma della Chiesa subì una deci si-va svolta
con papa Gregorio VII: egli depose vescovi e preti che praticavano la simonia
e non rispettavano l'obbligo del celibato, e dichiarò illegittime tutte le nomine
ecclesiastiche fatte da laici. Inoltre sostenne la superiorità del papato
sull'impero. L'imperatore Enrico IV disobbedì al papa e fu scomunicato. Poiché
la scomunica scioglieva i sudditi dall'obbligo di fedeltà, Enrico dovette scendere
in Italia per chiedere perdono al papa. Questi lo perdonò, ma il conflitto fra
papato e impero (la lotta per le investiture), durò ancora a lungo e si
concluse solo nel 1122 con il concordato di Worms. Secondo questo accordo, in
Italia la consacrazione dei vescovi doveva precedere l'investitura imperiale,
in Germania l'ordine era inverso.
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