Per giovedì 24 gennaio
rispondi alle domande e poi esegui il riassunto
- Che cosa escogita il signor Sporcelli per vendicarsi dell'ultimo scherzo della moglie?
- Perchè la moglie non si accorge di niente?
- Quali sono gli effetti della restringite, secondo il signor Sporcelli?
- Qual è l'unica cura per la restringite?
-
La signora Sporcelli appare sempre più sconvolta, mentre sente il
marito che le spiega che cos'è la restringite. Quali sono le reazioni
che via via manifesta?
- Quale nuova idea diabolica ha il signor Sporcelli, quando sua moglie è appesa ai palloni in aria?
- Che cosa escogita la signora Sporcelli per salvarsi?
- Quale reazione ha il signor Sporcelli, quando, convinto di essersi liberato della moglie, se la vede precipitare sulla testa?
-
Il testo non descrive, qui, i signori Sporcelli, ma sappiamo che sono
vecchi, brutti e sporchi. Scrivi tu la descrizione di uno dei due
personaggi, cercando di esagerarne i difetti.
- Come definisce la parola restringite il signor Sporcelli?
-Quale figura retorica trovi nella frase "La signora Sporcelli diventò bianca come un panno lavato"?
Gli Sporcelli di Roald
Dahl
Con il
romanzo Gli Sporcelli (intitolato così dal nome dei protagonisti, una
disgustosa coppia di coniugi brutti, sporchi e cattivi), Roald Dahl porta
all'estremo un luogo comune: la coppia litigiosa. Qui i due coniugi non si
limitano a punzecchiarsi e a scambiarsi piccoli dispetti, ma sembrano mettere
in atto una vera e propria guerra senza esclusione di colpi. Tuttavia si tratta
di cattiverie così mostruose e terribili che fanno ridere, proprio perché sono
esagerate e inverosimili.
Per vendicarsi dei vermi negli
spaghetti, il signor Sporcelli escogitò un tiro mancino veramente geniale. Una
notte, mentre la signora Sporcelli dormiva, si alzò furtivamente dal letto,
portò il bastone da passeggio della moglie nella sua stanza da lavoro e incollò
un minuscolo tondino di legno (non più spesso di una moneta) sotto la punta del
bastone. In questo modo il bastone diventò più lungo, ma talmente di poco che,
la mattina seguente, la signora Sporcelli non se ne accorse. La notte dopo, il
signor Sporcelli incollò un altro minuscolo tondino di legno sotto il bastone.
Ogni notte scendeva in punta di piedi e aggiungeva un altro piccolissimo
spessore di legno all'estremità del bastone. Lo faceva con molta cura, di modo
che i pezzetti aggiunti sembrassero parte del vecchio bastone.
Lentamente, lentissimamente, il
bastone da passeggio della signora Sporcelli diventò sempre più lungo.
Ora, quando qualcosa cresce molto
lentamente è quasi impossibile accorgersene. Voi, per esempio, in realtà ogni
giorno che passa diventate un po' più alti, ma non ve ne accorgete, no? La
stessa cosa accadeva col bastone da passeggio della signora Sporcelli. La
trasformazione era così lenta e graduale che lei non si avvide di
com'era diventato lungo neanche quando le arrivò praticamente alla spalla.
Quel bastone è troppo lungo per te
- le disse un giorno il signor Sporcelli.
E vero! - esclamò lei guardando il
bastone. - Lo sentivo che qualcosa non andava, ma non riuscivo a capire di che
cosa si trattasse.
Eh, sì, c'è proprio qualcosa che
non va - disse il signor Sporcelli, cominciando a divertirsi.
Ma che cosa può essere successo? -
fece la signora Sporcelli, fissando perplessa il suo vecchio bastone da
passeggio. - Dev'essersi allungato all'improvviso.
Non dire idiozie! - ribatté il
signor Sporcelli. - Un bastone da passeggio non può allungarsi! E fatto di
legno secco, no? Il legno secco non può crescere.
E allora che diavolo è successo? -
strillò la signora Sporcelli.
Non è il bastone, sei tu - disse
il signor Sporcelli, ghignando orribilmente. - Sei tu che ti stai accorciando!
Me n'ero accorto già da un pezzo.
No! Non è vero! - gridò la signora
Sporcelli.
Stai rimpicciolendo, donna! -
disse il signor Sporcelli.
Non è possibile!
Arcipossibile - affermò il signor
Sporcelli. - Stai rimpicciolendo rapidamente! Ti stai restringendo a una
velocità pericolosa! Accipicchia, devi essere rimpicciolita di almeno dieci
centimetri negli ultimi giorni!
Non è vero! - gridò lei.
Certo che è vero! Guarda un po' il
tuo bastone, vecchia capra, e guarda quanto ti sei accorciata in confronto! Hai
la restringite, ecco che cos'hai! La famigerata restringite!
La signora Sporcelli cominciò a
tremare così forte che dovette mettersi a sedere.
Non appena la signora Sporcelli si
fu seduta, il signor Sporcelli le puntò un dito contro e gridò: - Lo vedi? Sei
seduta sulla tua vecchia sedia e sei talmente rimpicciolita che i tuoi piedi
non toccano neanche terra! La signora Sporcelli si guardò i piedi e, diavolo di
un uomo!, aveva proprio ragione. I suoi piedi non toccavano terra.
Il signor Sporcelli, infatti, era
stato altrettanto abile con la sedia quanto col bastone da passeggio. Ogni
notte, quando era sceso al pianterreno e aveva incollato un altro tondino di legno
al bastone, aveva fatto la stessa cosa con le quattro gambe della sedia di sua
moglie.
Guardati là, seduta sulla tua solita
vecchia sedia - la derise - così
ristretta che i piedi ti penzolano nel vuoto!
ristretta che i piedi ti penzolano nel vuoto!
La signora Sporcelli diventò
bianca come un panno lavato.
Hai proprio la restringite! -
gridò il signor Sporcelli, puntandole contro l'indice come una pistola. - Ce
l'hai in forma gravissima! E il più spaventoso caso di restringite che abbia
mai visto!
La signora Sporcelli era talmente
terrorizzata, che si mise a sbavare dalla paura. Ma al signor Sporcelli, cui i
vermi negli spaghetti erano rimasti sullo stomaco, non fece nessunissima pena.
Naturalmente sai che succede
quando si ha la restringite, vero? - le disse.
Che cosa? - balbettò la signora
Sporcelli. - Cosa succede?
La testa si restringe e rientra
nel collo... E il collo si restringe e rientra nel corpo...
E il corpo si restringe e rientra
nelle gambe...
E le gambe si restringono e rientrano
nei piedi. E alla fine della persona non rimane altro che un paio di scarpe e
un fagotto di vecchi vestiti.
Basta, basta, non dirmi altro! -
gridò la signora Sporcelli.
E una malattia terribile - affermò
il signor Sporcelli a voce ancora più alta. - La più spaventosa del mondo.
E quanto ci metterò? - gemé la
signora Sporcelli. - Quanto mi rimane prima di ridurmi a un fagotto di stracci
e a un paio di vecchie scarpe?
Il signor Sporcelli assunse
un'aria molto solenne. - A questa velocità
disse, scuotendo tristemente il
capo - direi non più di dieci o undici giorni.
Ma non c'è nessun rimedio? - gridò
la signora Sporcelli.
C'è una sola cura per la
restringite - disse il signor Sporcelli con aria solenne.
Dimmi, dimmi - gridò lei - oh,
dimmelo subito!
Dovremo sbrigarci! - disse il
signor Sporcelli.
Sono pronta a tutto! Farò qualsiasi cosa! - implorò la signora Sporcelli.
Non ne avrai per molto, altrimenti - disse il signor Sporcelli, con un
altro ghigno satanico.
Che cosa devo fare? - gridò lei, prendendosi la testa tra le mani.
Bisogna stirarti - sentenziò il signor Sporcelli.
Il signor Sporcelli portò sua moglie fuori, all'aperto, dove aveva preparato
tutto per la grande stiratura: Cento palloni e moltissimo spago. Una bombola di
gas per riempire i palloni. Un anello di ferro fissato a terra.
Mettiti lì - le disse, indicando l'anello di ferro. Poi le legò le
caviglie all'anello.
Fatto questo, cominciò a gonfiare i palloni. Ogni pallone veniva fissato
a un lungo spago e, quando era pieno di gas, strattonava lo spago cercando di
salire verso l'alto. Il signor Sporcelli legò alcuni spaghi attorno al collo
della moglie, altri sotto le braccia, altri ai polsi e alcuni persino ai
capelli.
Presto cinquanta palloni variopinti fluttuarono nell'aria sopra la
testa della signora Sporcelli.
Li senti che ti tirano? - le chiese lui.
Li sento! Li sento! - gridò lei. - Mi stanno stirando da morire. Lui
aggiunse altri dieci palloni. La spinta all'insù diventò fortissima. Ora la
signora Sporcelli era ridotta all'impotenza. Coi piedi legati a terra e le
braccia tirate in su dai palloni, non riusciva a muoversi. Era prigioniera e
l'intenzione del signor Sporcelli era stata di andarsene e lasciarla così per
un paio di giorni e di notti per darle una lezione. Infatti stava giusto per
andarsene, quando la signora Sporcelli aprì la sua boccaccia e disse una
stupidaggine: - Sei sicuro di avermi legato per bene i piedi a terra? - ansimò.
- Se si rompono quegli spaghi che ho attorno alle caviglie, ciao e tanti
saluti.
Ed è questo che diede al signor Sporcelli la sua seconda idea malvagia.
Questi palloni tirano così forte che mi porterebbero sulla luna! -gridò
la signora Sporcelli.
Portarti sulla luna? - esclamò il signor Sporcelli. - Che idea terribile! Guai se accadesse
una cosa simile!
Guai, l'hai detto! - strepitò lei. - Dammi qualche altro giro di spago
attorno alle caviglie, presto! Voglio sentirmi sicura al cento per cento!
Molto bene, angelo mio - disse il signor Sporcelli e con un ghigno
demoniaco s'inginocchiò ai suoi piedi. Tirò fuori di tasca un coltello e con un
rapido colpo tagliò le corde che legavano le caviglie della signora Sporcelli
all'anello di ferro.
Lei partì come un razzo.
Aiuto! - urlò. - Salvatemi!
Ma ormai era troppo tardi. Di lì a pochi secondi era su nel cielo azzurro
e continuava a salire velocemente.
Il signor Sporcelli se ne stava con il naso per aria. - Che deliziosa
visuale! - disse tra sé. - Quanti bei palloncini lassù nel ciclo! E che straordinario
colpo di fortuna per me! Finalmente la vecchia befana si è levata dai piedi e
non la rivedrò mai più.
La signora Sporcelli poteva anche essere brutta e odiosa, ma non era
stupida.
Lassù nel cielo, ebbe un'idea geniale. "Se riesco a liberarmi di
qualche pallone" si disse "smetterò di salire e comincerò a scendere".
Si mise a strappare con i denti le cordicelle che le assicuravano i palloni ai
polsi, alle braccia, al collo e ai capelli. Ogni volta che tagliava uno spago
coi denti e lasciava volar via il pallone, la spinta verso l'alto diminuiva e
la velocità di salita rallentava.
Quando ebbe tagliato venti spaghi, smise di salire del tutto. Rimase
ferma in aria.
Strappò un altro spago.
Molto, molto lentamente, cominciò a fluttuare verso il basso. Era una
giornata calma, senza neanche un filo di vento. Proprio per questo la signora
Sporcelli era salita dritta come un fuso. E adesso cominciò a scendere dritta
come un fuso.
Mentre fluttuava dolcemente verso
il basso, la sottoveste le si gonfiò come un paracadute, mettendo in mostra i
suoi lunghi mutandoni. Era uno spettacolo imprevisto in quella bella giornata e
migliaia di uccelli arrivarono da ogni parte per ammirare quella nuova specie
di volatile.
II signor Sporcelli, convinto di
aver visto la sua odiata metà per l'ultima volta, se ne stava seduto in
giardino a far festa con un boccale di birra. Intanto la signora Sporcelli
continuava a planare silenziosamente. Quando fu a una decina di metri sopra il
marito, gridò a un tratto con quanto fiato aveva in gola: - Eccomi che arrivo,
lurido bestione! Broccolo putrefatto! Sporco vecchio pidocchioso!
Il signor Sporcelli saltò su come
se fosse stato punto da una vespa gigante. La birra gli cadde di mano. Guardò
in su. Sbarrò gli occhi. Spalancò la bocca. Soffocò un grido. Suoni
gorgoglianti gli uscirono dalla strozza: - Ughhhhhhhhh!
Arghhhhhhhhhh! Ouchhhhhhhhhhh! - Questa me la pagherai! - gridò
la signora Sporcelli. Stava per atterrargli proprio in testa. Era rossa di
rabbia e menava fendenti nell'aria con il suo lungo bastone da passeggio che
in qualche modo era riuscita a tenersi stretto durante tutti quei su e giù: -
Ti frollo il midollo! - urlava. - Ti buco la nuca! Ti rapo la crapa! Ti
infilzo la milza! E prima che il signor Sporcelli facesse in tempo a scappare,
quel groviglio di palloni, di sottovesti e di furia scatenata gli piombò
addosso roteando il bastone e menando colpi all'impazzata.
adatt.
da R. Dahl, Gli Sporcelli
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