ciao perche non commenta nessuno io non loso
studiate
Venerdì 25 gennaio compito inglese
mercoledì 23 gennaio 2013
argomento per domani
La Shoah, il Giorno della Memoria
A CURA DI ELENA LOEWENTHAL
Perché oggi si celebra il
Giorno della Memoria?
Istituito nel 2000, il
Giorno della Memoria si celebra il 27 gennaio perché in questa data le Forze
Alleate liberarono Auschwitz dai tedeschi. Al di là di quel cancello, oltre la
scritta «Arbeit macht frei» (Il lavoro rende liberi), apparve l'inferno. E il
mondo vide allora per la prima volta da vicino quel che era successo, conobbe
lo sterminio in tutta la sua realtà. Il Giorno della Memoria non è una
mobilitazione collettiva per una solidarietà ormai inutile. È piuttosto, un
atto di riconoscimento di questa storia: come se tutti, quest'oggi, ci
affacciassimo dei cancelli di Auschwitz, a riconoscervi il male che è stato.
Che cosa è, che cosa
rappresenta Auschwitz?
Auschwitz è il nome tedesco di Oswiecin, una cittadina
situata nel sud della Polonia. Qui, a partire dalla metà del 1940, funzionò il
più grande campo di sterminio di quella sofisticata «macchina» tedesca
denominata «soluzione finale del problema ebraico». Auschwitz era una vera e
propria metropoli della morte, composta da diversi campi - come Birkenau e
Monowitz - ed estesa per chilometri. C'erano camere a gas e forni crematori, ma
anche baracche dove i prigionieri lavoravano e soffrivano prima di venire
avviati alla morte. Gli ebrei arrivavano in treni merci e, fatti scendere sulla
cosiddetta «Judenrampe» (la rampa dei giudei) subivano una immediata selezione,
che li portava quasi tutti direttamente alle «docce» (così i nazisti chiamavano
le camere a gas). Solo ad Auschwitz sono stati uccisi quasi un milione e mezzo
di ebrei.
Con il termine Shoah che cosa
si definisce?
Shoah è una parola ebraica che
significa «catastrofe», e ha sostituito il termine «olocausto» usato in
precedenza per definire lo sterminio nazista, perché con il suo richiamo al
sacrificio biblico, esso dava implicitamente un senso a questo evento e alla
morte, invece insensata e incomprensibile, di sei milioni di persone (Il termine olocausto, traduce un termine biblico
legato alla sfera dei sacrifici religiosi). La Shoah è il frutto di un
progetto d'eliminazione di massa che non ha precedenti, né paralleli: nel
gennaio del 1942 la conferenza di Wansee approva il piano di «soluzione finale»
del cosiddetto problema ebraico, che prevede l'estinzione di questo popolo
dalla faccia della terra. Lo sterminio degli ebrei non ha una motivazione
territoriale, non è determinato da ragioni espansionistiche o da una per quanto
deviata strategia politica. È deciso sulla base del fatto che il popolo ebraico
non merita di vivere. E una forma di razzismo radicale che vuole rendere il
mondo «Judenfrei» («ripulito» dagli ebrei).
Quali sono gli antecedenti?
L'odio antisemita è un motivo conduttore
del nazismo. La Germania
vara nel 1935 a
Norimberga una legislazione antiebraica che sancisce l'emarginazione. Tre anni
dopo l'Italia approva anch'essa un complesso e aberrante sistema di «difesa
della razza», rinchiudendo gli ebrei entro un rigido sistema di esclusione e
separazione dal resto del paese. Ma questa terribile storia ha dei millenari
precedenti. Prima dell'Emancipazione, ottenuta in Europa nella seconda metà
dell'Ottocento, gli ebrei erano vissuti per millenni come una minoranza appena
tollerata, non di rado perseguitata e cacciata, e sempre relegata entro i
ghetti. Tanto nel mondo cristiano quanto sotto l'Islam. Visti con diffidenza e
odio per la loro fede tenace (e, dal punto di vista della maggioranza,
sbagliata), hanno sempre rappresentato il «diverso», la presenza estranea.
Anche se da millenni vivono qui e si sentono europei.
Perché la Shoah è un evento unico?
Dopo la Shoah è stato coniato il
termine «genocidio». Purtroppo il mondo ne ha conosciuti tanti, e ancora troppi
sono in corso sulla faccia della terra. Riconoscere delle differenze non
significa stabilire delle gerarchie nel
dolore: come dice un adagio ebraico «Chi uccide una vita, uccide il mondo intero».
Ma mai, nella storia, s'è visto progettare a tavolino, con totale freddezza e
determinazione, lo sterminio di un popolo. Studiando le possibili forme di
eliminazione, le formule dei gas più letali ed «efficaci», allestendo i ghetti
nelle città occupate, costruendo i campi, studiando una complessa logistica nei
trasporti, e tanto altro. La soluzione finale non è stata solo un atto di
inaudita violenza, ma soprattutto un progetto collettivo, un sistema di morte.
Perché ricordare e commemorare?
Il Giorno della Memoria non vuole misconoscere gli altri genocidi di cui l’umanità
è stata capace, né sostenere un'assai poco ambita «superiorità» del dolore
ebraico. Non è infatti, un omaggio alle vittime, ma una presa di coscienza
collettiva del fatto che l'uomo è stato capace di questo. Non è la pietà per i
morti ad animarlo, ma la consapevolezza di quel che è accaduto. Che non deve
più accadere, ma che in un passato ancora molto vicino a noi, nella civile e
illuminata Europa, milioni di persone
hanno permesso che accadesse.
razzismo
Il razzismo esiste ovunque
vivano gli uomini. Il razzismo è nell'uomo. Si è sempre lo straniero di
qualcuno. Imparare a vivere insieme, è questo il modo di lottare contro il
razzismo. Bisogna combattere il razzismo perché il razzista è nello stesso
tempo un pericolo per gli altri e una vittima di se stesso. E' in errore e non
lo sa o non vuole saperlo. Ci vuole coraggio per riconoscere i propri errori.
Non è facile ammettere di aver sbagliato e criticare se stessi. Il razzista è
prigioniero delle sue contraddizioni e non ne vuole venire fuori. Quando uno
riesce a uscire dalle sue contraddizioni, va verso la libertà. Ma il razzista
non vuole la libertà. Ne ha paura. Come ha paura della differenza. L'unica sua
libertà che ama è quella che gli consente di fare qualsiasi cosa, di giudicare
gli altri e di permettersi di disprezzarli per il solo fatto di essere diversi.
Giorno della Memoria
Legge 20 luglio 2000, n. 211
"Istituzione del "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti"
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 31 luglio 2000
Art. 1.
1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2.
1. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1,
sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di
narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole
di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai
deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da
conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro
periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinchè simili
eventi non possano mai più accadere.
martedì 22 gennaio 2013
lunedì 21 gennaio 2013
gli Sporcelli
Per giovedì 24 gennaio
rispondi alle domande e poi esegui il riassunto
- Che cosa escogita il signor Sporcelli per vendicarsi dell'ultimo scherzo della moglie?
- Perchè la moglie non si accorge di niente?
- Quali sono gli effetti della restringite, secondo il signor Sporcelli?
- Qual è l'unica cura per la restringite?
-
La signora Sporcelli appare sempre più sconvolta, mentre sente il
marito che le spiega che cos'è la restringite. Quali sono le reazioni
che via via manifesta?
- Quale nuova idea diabolica ha il signor Sporcelli, quando sua moglie è appesa ai palloni in aria?
- Che cosa escogita la signora Sporcelli per salvarsi?
- Quale reazione ha il signor Sporcelli, quando, convinto di essersi liberato della moglie, se la vede precipitare sulla testa?
-
Il testo non descrive, qui, i signori Sporcelli, ma sappiamo che sono
vecchi, brutti e sporchi. Scrivi tu la descrizione di uno dei due
personaggi, cercando di esagerarne i difetti.
- Come definisce la parola restringite il signor Sporcelli?
-Quale figura retorica trovi nella frase "La signora Sporcelli diventò bianca come un panno lavato"?
Gli Sporcelli di Roald
Dahl
Con il
romanzo Gli Sporcelli (intitolato così dal nome dei protagonisti, una
disgustosa coppia di coniugi brutti, sporchi e cattivi), Roald Dahl porta
all'estremo un luogo comune: la coppia litigiosa. Qui i due coniugi non si
limitano a punzecchiarsi e a scambiarsi piccoli dispetti, ma sembrano mettere
in atto una vera e propria guerra senza esclusione di colpi. Tuttavia si tratta
di cattiverie così mostruose e terribili che fanno ridere, proprio perché sono
esagerate e inverosimili.
Per vendicarsi dei vermi negli
spaghetti, il signor Sporcelli escogitò un tiro mancino veramente geniale. Una
notte, mentre la signora Sporcelli dormiva, si alzò furtivamente dal letto,
portò il bastone da passeggio della moglie nella sua stanza da lavoro e incollò
un minuscolo tondino di legno (non più spesso di una moneta) sotto la punta del
bastone. In questo modo il bastone diventò più lungo, ma talmente di poco che,
la mattina seguente, la signora Sporcelli non se ne accorse. La notte dopo, il
signor Sporcelli incollò un altro minuscolo tondino di legno sotto il bastone.
Ogni notte scendeva in punta di piedi e aggiungeva un altro piccolissimo
spessore di legno all'estremità del bastone. Lo faceva con molta cura, di modo
che i pezzetti aggiunti sembrassero parte del vecchio bastone.
Lentamente, lentissimamente, il
bastone da passeggio della signora Sporcelli diventò sempre più lungo.
Ora, quando qualcosa cresce molto
lentamente è quasi impossibile accorgersene. Voi, per esempio, in realtà ogni
giorno che passa diventate un po' più alti, ma non ve ne accorgete, no? La
stessa cosa accadeva col bastone da passeggio della signora Sporcelli. La
trasformazione era così lenta e graduale che lei non si avvide di
com'era diventato lungo neanche quando le arrivò praticamente alla spalla.
Quel bastone è troppo lungo per te
- le disse un giorno il signor Sporcelli.
E vero! - esclamò lei guardando il
bastone. - Lo sentivo che qualcosa non andava, ma non riuscivo a capire di che
cosa si trattasse.
Eh, sì, c'è proprio qualcosa che
non va - disse il signor Sporcelli, cominciando a divertirsi.
Ma che cosa può essere successo? -
fece la signora Sporcelli, fissando perplessa il suo vecchio bastone da
passeggio. - Dev'essersi allungato all'improvviso.
Non dire idiozie! - ribatté il
signor Sporcelli. - Un bastone da passeggio non può allungarsi! E fatto di
legno secco, no? Il legno secco non può crescere.
E allora che diavolo è successo? -
strillò la signora Sporcelli.
Non è il bastone, sei tu - disse
il signor Sporcelli, ghignando orribilmente. - Sei tu che ti stai accorciando!
Me n'ero accorto già da un pezzo.
No! Non è vero! - gridò la signora
Sporcelli.
Stai rimpicciolendo, donna! -
disse il signor Sporcelli.
Non è possibile!
Arcipossibile - affermò il signor
Sporcelli. - Stai rimpicciolendo rapidamente! Ti stai restringendo a una
velocità pericolosa! Accipicchia, devi essere rimpicciolita di almeno dieci
centimetri negli ultimi giorni!
Non è vero! - gridò lei.
Certo che è vero! Guarda un po' il
tuo bastone, vecchia capra, e guarda quanto ti sei accorciata in confronto! Hai
la restringite, ecco che cos'hai! La famigerata restringite!
La signora Sporcelli cominciò a
tremare così forte che dovette mettersi a sedere.
Non appena la signora Sporcelli si
fu seduta, il signor Sporcelli le puntò un dito contro e gridò: - Lo vedi? Sei
seduta sulla tua vecchia sedia e sei talmente rimpicciolita che i tuoi piedi
non toccano neanche terra! La signora Sporcelli si guardò i piedi e, diavolo di
un uomo!, aveva proprio ragione. I suoi piedi non toccavano terra.
Il signor Sporcelli, infatti, era
stato altrettanto abile con la sedia quanto col bastone da passeggio. Ogni
notte, quando era sceso al pianterreno e aveva incollato un altro tondino di legno
al bastone, aveva fatto la stessa cosa con le quattro gambe della sedia di sua
moglie.
Guardati là, seduta sulla tua solita
vecchia sedia - la derise - così
ristretta che i piedi ti penzolano nel vuoto!
ristretta che i piedi ti penzolano nel vuoto!
La signora Sporcelli diventò
bianca come un panno lavato.
Hai proprio la restringite! -
gridò il signor Sporcelli, puntandole contro l'indice come una pistola. - Ce
l'hai in forma gravissima! E il più spaventoso caso di restringite che abbia
mai visto!
La signora Sporcelli era talmente
terrorizzata, che si mise a sbavare dalla paura. Ma al signor Sporcelli, cui i
vermi negli spaghetti erano rimasti sullo stomaco, non fece nessunissima pena.
Naturalmente sai che succede
quando si ha la restringite, vero? - le disse.
Che cosa? - balbettò la signora
Sporcelli. - Cosa succede?
La testa si restringe e rientra
nel collo... E il collo si restringe e rientra nel corpo...
E il corpo si restringe e rientra
nelle gambe...
E le gambe si restringono e rientrano
nei piedi. E alla fine della persona non rimane altro che un paio di scarpe e
un fagotto di vecchi vestiti.
Basta, basta, non dirmi altro! -
gridò la signora Sporcelli.
E una malattia terribile - affermò
il signor Sporcelli a voce ancora più alta. - La più spaventosa del mondo.
E quanto ci metterò? - gemé la
signora Sporcelli. - Quanto mi rimane prima di ridurmi a un fagotto di stracci
e a un paio di vecchie scarpe?
Il signor Sporcelli assunse
un'aria molto solenne. - A questa velocità
disse, scuotendo tristemente il
capo - direi non più di dieci o undici giorni.
Ma non c'è nessun rimedio? - gridò
la signora Sporcelli.
C'è una sola cura per la
restringite - disse il signor Sporcelli con aria solenne.
Dimmi, dimmi - gridò lei - oh,
dimmelo subito!
Dovremo sbrigarci! - disse il
signor Sporcelli.
Sono pronta a tutto! Farò qualsiasi cosa! - implorò la signora Sporcelli.
Non ne avrai per molto, altrimenti - disse il signor Sporcelli, con un
altro ghigno satanico.
Che cosa devo fare? - gridò lei, prendendosi la testa tra le mani.
Bisogna stirarti - sentenziò il signor Sporcelli.
Il signor Sporcelli portò sua moglie fuori, all'aperto, dove aveva preparato
tutto per la grande stiratura: Cento palloni e moltissimo spago. Una bombola di
gas per riempire i palloni. Un anello di ferro fissato a terra.
Mettiti lì - le disse, indicando l'anello di ferro. Poi le legò le
caviglie all'anello.
Fatto questo, cominciò a gonfiare i palloni. Ogni pallone veniva fissato
a un lungo spago e, quando era pieno di gas, strattonava lo spago cercando di
salire verso l'alto. Il signor Sporcelli legò alcuni spaghi attorno al collo
della moglie, altri sotto le braccia, altri ai polsi e alcuni persino ai
capelli.
Presto cinquanta palloni variopinti fluttuarono nell'aria sopra la
testa della signora Sporcelli.
Li senti che ti tirano? - le chiese lui.
Li sento! Li sento! - gridò lei. - Mi stanno stirando da morire. Lui
aggiunse altri dieci palloni. La spinta all'insù diventò fortissima. Ora la
signora Sporcelli era ridotta all'impotenza. Coi piedi legati a terra e le
braccia tirate in su dai palloni, non riusciva a muoversi. Era prigioniera e
l'intenzione del signor Sporcelli era stata di andarsene e lasciarla così per
un paio di giorni e di notti per darle una lezione. Infatti stava giusto per
andarsene, quando la signora Sporcelli aprì la sua boccaccia e disse una
stupidaggine: - Sei sicuro di avermi legato per bene i piedi a terra? - ansimò.
- Se si rompono quegli spaghi che ho attorno alle caviglie, ciao e tanti
saluti.
Ed è questo che diede al signor Sporcelli la sua seconda idea malvagia.
Questi palloni tirano così forte che mi porterebbero sulla luna! -gridò
la signora Sporcelli.
Portarti sulla luna? - esclamò il signor Sporcelli. - Che idea terribile! Guai se accadesse
una cosa simile!
Guai, l'hai detto! - strepitò lei. - Dammi qualche altro giro di spago
attorno alle caviglie, presto! Voglio sentirmi sicura al cento per cento!
Molto bene, angelo mio - disse il signor Sporcelli e con un ghigno
demoniaco s'inginocchiò ai suoi piedi. Tirò fuori di tasca un coltello e con un
rapido colpo tagliò le corde che legavano le caviglie della signora Sporcelli
all'anello di ferro.
Lei partì come un razzo.
Aiuto! - urlò. - Salvatemi!
Ma ormai era troppo tardi. Di lì a pochi secondi era su nel cielo azzurro
e continuava a salire velocemente.
Il signor Sporcelli se ne stava con il naso per aria. - Che deliziosa
visuale! - disse tra sé. - Quanti bei palloncini lassù nel ciclo! E che straordinario
colpo di fortuna per me! Finalmente la vecchia befana si è levata dai piedi e
non la rivedrò mai più.
La signora Sporcelli poteva anche essere brutta e odiosa, ma non era
stupida.
Lassù nel cielo, ebbe un'idea geniale. "Se riesco a liberarmi di
qualche pallone" si disse "smetterò di salire e comincerò a scendere".
Si mise a strappare con i denti le cordicelle che le assicuravano i palloni ai
polsi, alle braccia, al collo e ai capelli. Ogni volta che tagliava uno spago
coi denti e lasciava volar via il pallone, la spinta verso l'alto diminuiva e
la velocità di salita rallentava.
Quando ebbe tagliato venti spaghi, smise di salire del tutto. Rimase
ferma in aria.
Strappò un altro spago.
Molto, molto lentamente, cominciò a fluttuare verso il basso. Era una
giornata calma, senza neanche un filo di vento. Proprio per questo la signora
Sporcelli era salita dritta come un fuso. E adesso cominciò a scendere dritta
come un fuso.
Mentre fluttuava dolcemente verso
il basso, la sottoveste le si gonfiò come un paracadute, mettendo in mostra i
suoi lunghi mutandoni. Era uno spettacolo imprevisto in quella bella giornata e
migliaia di uccelli arrivarono da ogni parte per ammirare quella nuova specie
di volatile.
II signor Sporcelli, convinto di
aver visto la sua odiata metà per l'ultima volta, se ne stava seduto in
giardino a far festa con un boccale di birra. Intanto la signora Sporcelli
continuava a planare silenziosamente. Quando fu a una decina di metri sopra il
marito, gridò a un tratto con quanto fiato aveva in gola: - Eccomi che arrivo,
lurido bestione! Broccolo putrefatto! Sporco vecchio pidocchioso!
Il signor Sporcelli saltò su come
se fosse stato punto da una vespa gigante. La birra gli cadde di mano. Guardò
in su. Sbarrò gli occhi. Spalancò la bocca. Soffocò un grido. Suoni
gorgoglianti gli uscirono dalla strozza: - Ughhhhhhhhh!
Arghhhhhhhhhh! Ouchhhhhhhhhhh! - Questa me la pagherai! - gridò
la signora Sporcelli. Stava per atterrargli proprio in testa. Era rossa di
rabbia e menava fendenti nell'aria con il suo lungo bastone da passeggio che
in qualche modo era riuscita a tenersi stretto durante tutti quei su e giù: -
Ti frollo il midollo! - urlava. - Ti buco la nuca! Ti rapo la crapa! Ti
infilzo la milza! E prima che il signor Sporcelli facesse in tempo a scappare,
quel groviglio di palloni, di sottovesti e di furia scatenata gli piombò
addosso roteando il bastone e menando colpi all'impazzata.
adatt.
da R. Dahl, Gli Sporcelli
martedì 15 gennaio 2013
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